Un caso di “Revenge porn” in Friuli.
La violenza contro le donne è anche psicologica. È quanto accaduto a una donna residente nella provincia di Udine, rimasta vittima dell’odioso crimine del “Revenge Porn”, una vile vendetta via web che si concretizza con la pubblicazione di foto e video di nudo, o comunque sessualmente espliciti, senza il consenso dell’interessato.
La donna ha trovato la forza di denunciare rivolgendosi alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Udine, dopo essere stata contattata sul sistema di messaggistica istantanea “Messenger” da uno sconosciuto che, tramite un profilo aperto ad hoc, minacciava di pubblicare sue fotografie senza veli. Nei giorni seguenti, il soggetto postava un college di queste immagini su un noto social network indicando anche il nome e il cognome della vittima. Non contento, sempre tramite Messenger, contattava anche alcuni colleghi di questa vantandosi di avere tali immagini.
Sicuro di non poter essere rintracciato, perché con uno stratagemma era riuscito ad anonimizzare il suo account, manteneva i suoi contatti devianti con la parte lesa per diversi giorni. Gli specialisti della Polizia Postale, coordinati da Maria Caterina Pace della Procura della Repubblica di Udine, attraverso apposita strumentazione forense, riuscivano a individuare l’account social collegato a Messenger utilizzato dal soggetto e, dopo la visione e la comparazione di centinaia di indirizzi Ip e dei tabulati telefonici, individuavano i numeri di telefono dai quali erano state veicolate le connessioni internet oggetto d’indagine.
Grazie alla tenacia e all’assidua collaborazione della vittima, era così possibile accertare che l’autore delle condotte contestate era un soggetto con il quale aveva avuto un’amicizia su Facebook dovuta ad alcuni interessi condivisi, poi interrotta per la pesante morbosità di questi nel mantenere i contatti. L’uomo, un tatuatore non professionista, era riuscito ad impossessarsi di alcune foto della donna, che decideva quindi di pubblicare dopo essere stato da lei bloccato sui social network. La perquisizione informatica disposta dalla Procura Udinese, ed eseguita dagli esperti della Polizia Postale, permetteva di rinvenire sui dispositivi dell’indagato le foto oggetto d’indagine. In questo caso va anche fatto un plauso alla vittima, che, vincendo ogni tipo di pudore, ha trovato la forza di denunciare i fatti permettendo così agli investigatori di indentificare il responsabile dei reati.
Va precisato tuttavia che non sempre queste storie si concludono con un lieto fine. Spesso infatti le donne per pudore o vergogna, non denunciano questo vile reato che è in costante aumento. La Polizia Postale e delle Comunicazioni, da sempre vicina alle donne e alla cittadinanza tutta, ricorda che una segnalazione immediata permettere di impedire che questo tipo di immagini possano essere salvate da altri utenti della rete e poi nuovamente condivise, creando un circolo vizioso che rischia di divenire irrefrenabile, perché il Web, purtroppo, per sua natura non dimentica.