Dai lavori nella cava del Friuli spuntano i resti di una necropoli

La necropoli scoperta a Cordenons.

A Cordenons, in località Manera, durante la sorveglianza archeologica alle attività di sbancamento presso la cava Ghiaie Santa Fosca, è stata individuata una necropoli resti ossei, riferibili in un primo momento a quattro inumazioni in fossa, in parte sconvolte dalle arature.

La sorveglianza agli scavi per l’allargamento dell’area era stata prescritta dalla Soprintendenza in ragione della presenza, in prossimità dei lavori, di un complesso rustico di epoca romana, precedentemente documentato, del quale sopravvive soltanto un ambiente seminterrato con pavimentazione in tegole e perimetrali in mattoni.

Dopo il rinvenimento si è deciso di proseguire l’indagine archeologica per delimitare l’area di distribuzione delle sepolture, verificando in parallelo la possibile esistenza di componenti strutturali superstiti. Si è dunque arrivati a individuare diciotto sepolture, in vari stati di conservazione, per lo più prive di corredo funerario. Le poche evidenze hanno tutta via permesso di datare, in via preliminare, le sepolture all’epoca altomedievale. Solo una parte di queste risultano tuttavia non sconvolte da interventi arativi precedenti perché a una quota leggermente inferiore.

I resti sono stati documentati e poi recuperati dagli archeologi operanti sul campo sotto la direzione della Soprintendenza, per poter essere conservati in strutture idonee, in modo anche da permettere la prosecuzione dei lavori all’interno della Cava.

La necropoli

Le tombe sono tutte in semplice fossa in terra, alcune irregolarmente delimitate da grossi ciottoli. La maggior parte sono orientate Est-Ovest e distribuite lungo una singola fila. Altre sepolture hanno orientamento divergente e paiono distribuite in maniera casuale.

Tra i pochi elementi di corredo sono stati individuati pettini in osso, fusi circolari da telaio, un orecchino in rame, assieme a occasionali frammenti di ceramica a impasto grezzo. L’analisi antropologica, ancora in corso, ha per ora permesso di stabilire il sesso degli inumati, in massima parte donne adulte di varie età, e di individuare patologie, fratture e fenomeni di usura legati alle attività lavorative svolte.

La tipologia della necropoli “a fila” e gli elementi di corredo permettono di sostenere un datazione all’epoca altomedievale: ad una prima ipotetica interpretazione, potrebbe trattarsi di una comunità di popolazione autoctona insediatasi tra le rovine della vicina villa rustica romana.