Erano costretti a turni massacranti con paghe irrisorie mentre la sera venivano rinchiusi nei dormitori e in alcuni casi ricattati dai caporali. Erano queste le condizioni dei 30 lavoratori nelle sfruttati nelle campagne tra la provincia di Udine e Gorizia.
Quattro le persone arrestate: 3 soggetti di nazionalità rumena e 1 di nazionalità moldava, riconducibili una società con sede in provincia di Gorizia e una società di diritto rumeno, entrambe operanti nella fornitura di manodopera. Le società di alcune decine di lavoratori di nazionalità per lo più rumena, impiegati – in assenza di contratto o, comunque, in maniera irregolare – come braccianti presso diverse aziende agricole della zona dell’Alto Isontino e della Bassa Friulana.
I lavoratori venivano prelevati all’alba presso veri e propri dormitori messi a disposizione dalle due società e accompagnati nei luoghi di lavoro a bordo di pulmini condotti dai sodali, ove prestavano la loro opera con turni di circa 10 ore giornaliere. Alla sera, i braccianti venivano nuovamente concentrati presso i dormitori, ove venivano rinchiusi a chiave in attesa della giornata successiva. Ai lavoratori era concesso, peraltro non sempre, un unico giorno di riposo: la domenica;
Lo sfruttamento era determinato da vari fattori, come il modestissimo livello di retribuzione garantito, le precarie condizioni alloggiative e di vita, l’assenza di regolarizzazione della posizione lavorativa, la mancata erogazione ai lavoratori delle benché minime garanzie di sicurezza e igiene sul lavoro. Gli indagati in generale approfittavano dello stato di bisogno dei braccianti, che risultavano spesso ricattati e minacciati di essere cacciati senza paga, privati dei documenti di lavoro con la promessa di restituzione al termine della stagione lavorativa, reclutati spesso nel distretto di Arad, tra i più poveri della Romania, con la promessa di poter mandare alle proprie famiglie rimaste in patria la paga tramite money transfer.
Le testimonianze rese dai braccianti sfruttati hanno confermato in toto l’impianto investigativo ed è stato così appurato che gli stessi sostenevano turni di lavoro massacranti a fronte di un salario irrisorio, dal quale peraltro venivano arbitrariamente decurtate dagli indagati le spese per vitto, alloggio e altri generi. I lavoratori erano inoltre tenuti in uno stato di semi-segregazione.
Gli stessi hanno infatti dichiarato che non potevano uscire dai dormitori e hanno confermato di aver subito la sottrazione dei documenti di identità, inoltre erano continuamente minacciati di licenziamento dagli indagati. Alla luce del concreto pericolo di fuga dei 4 soggetti responsabili, i quali dopo le perquisizioni sapendo di essere indagati avrebbero potuto far perdere le loro tracce, i Finanzieri hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto su disposizione del pm inquirente, arrestando i quattro e accompagnandoli presso le carceri di Gorizia e Trieste.