Morto nell’incidente 9 giorni dopo il matrimonio, rigettata l’istanza di patteggiamento a 2 anni per l’altro automobilista

Troppo pochi due anni per aver causato un tremendo incidente costato la vita a un incolpevole giovane e il ferimento grave di un altro, e per di più guidando sotto l’effetto alcol e droga. Accogliendo in pieno l’accorata opposizione presentata dai patrocinatori dei familiari della vittima e del ragazzo ferito, che peraltro non sono ancora neppure stati risarciti, il Gip del Tribunale di Pordenone Milena Granata, nell’udienza in camera di consiglio appositamente fissata e tenutasi oggi, mercoledì 12 febbraio 2025, ha respinto la richiesta di patteggiamento avanzata attraverso il proprio difensore dall’alto automobilista un 46enne di Codognè, nel Trevigiano.

L’incidente.

L’incidente frontale era avvenuto nella notte di domenica 21 gennaio 2024 a Ponte Meduna, frazione di Zoppola, sulla Pontebbana, in cui ha perso la vita Dorjo Duka, di soli 30 anni, residente a Tirana, in Albania, sposato da appena nove giorni (in foto). Ferito gravemente anche il cugino della vittima, oggi 27enne.

Dall’inchiesta, ed in particolare dalla consulenza tecnica cinematica disposta dal magistrato inquirente e affidata all’ingegner Enrico Bellomo, è stata infatti accertata l’esclusiva responsabilità del 46enne che ha commesso svariate e fatali violazioni: ha invaso con la sua Mercedes Cla la corsia opposta dove sopraggiungeva la Fiat Grande Punto guidata dall’incolpevole Duka e in cui era trasportato il cugino, K. S., viaggiava ad una velocità di almeno 30 km/h oltre il limite consentito e, non ultimo, si è messo al volante in totale stato di alterazione psicofisica. Come risultato dalla consulenza firmata dal medico legale Antonello Cirnelli e dalla tossicologa Donata Favretto, anch’essi consulenti tecnici nominati ad hoc dal Sostituto Procuratore, è risultato che il quarantaseienne trevigiano, e peraltro quasi tre ore dopo l’incidente, aveva un tasso alcolemico (ancora) di 0,92 g/l (al momento del sinistro sarà stato sicuramente sensibilmente superiore), contro il limite di 0,5 g/l, e aveva assunto cocaina, con presenza ematica della sostanza stupefacente pari a 21 ng/mL nonché di Cocaetilene pari a 33 ng/mL.

La richiesta di patteggiamento.

La proposta per una pena finale di due anni di reclusione, con la sospensione condizionale – partendo da una pena base di otto poi via via drasticamente ridotta tra concessione delle attenuanti generiche, benefici del rito alternativo scelto e “sconti” vari – che l’indagato, di fronte alle sue schiaccianti responsabilità, ha presentato e concordato con il Pubblico Ministero titolare del fascicolo, Federico Baldo, ancora nella fase delle indagini preliminari, prima ancora, cioè, che il magistrato spiccasse la richiesta di rinvio a giudizio.

Una proposta che tuttavia i congiunti della vittima e il giovane sopravvissuto hanno accolto come quasi un’offesa data l’entità del tutto inadeguata della condanna prospettata a fronte della a dir poco censurabile condotta di guida dell’indagato, che deve rispondere di omicidio stradale e di lesioni personali stradali gravissime con le aggravanti della guida in stato di ebbrezza e di alterazione psicofisica per l’assunzione anche di sostanze stupefacenti, e per le terribili conseguenze che essa ha cagionato.

I familiari di Duka, che era venuto in Italia con la sorella per festeggiare il compleanno del cugino, a cui era legatissimo, e quest’ultimo, che si è miracolosamente salvato ma è rimasto per giorni in pericolo di vita e ha riportato svariate fratture e lesioni toraciche e intestinali che gli hanno lasciato una pesante invalidità permanente, oltre alla sindrome da stress post traumatico di cui soffre tuttora, per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia si sono affidati, attraverso il general manager Riccardo Vizzi, a Studio3A-Valore S.p.A., con la collaborazione dell’avvocato penalista Laura Fagotto del foro di Pordenone. Lo studio ha anche messo a disposizione dei propri assistiti per gli accertamenti tecnici non ripetibili sulla dinamica dello scontro quale consulente tecnico di parte l’ingegner Iuri Collinassi che ha partecipato alle operazioni peritali.

Il rigetto del giudice.

E alla richiesta di patteggiamento, che ha destato profonda amarezza nella parte offesa, è stata subito presentata al Gip una decisa e ferma memoria per sollecitarne il rigetto. Con successo. “Il Giudice, ritenuto di non accogliere la richiesta di patteggiamento non essendo giustificate né la concessione delle circostanze attenuanti generiche a fronte della notevole gravità della condotta e della mancanza di risarcimento nei confronti delle persone offese, né l’applicazione della massima estensione della circostanza attenuante di cui al comma 7 ex art. 589, ritenuto altresì che la pena non possa ritenersi congrua, rigetta l’istanza di applicazione pena e riconsegna gli atti al Pm” recita in sintesi il provvedimento pronunciato dal Gip all’esito dell’udienza odierna, e che è stato accolto con estrema soddisfazione dalla famiglia Duka. La proposta andrà riformulata per una pena decisamente più adeguata.