Oggi, martedì 28 marzo 2023, in Tribunale a Treviso, all’esito dell’udienza preliminare avanti il Gup, dott. Cristian Vettoruzzo, ha patteggiato la pena un anno e quattro mesi di reclusione, con la sospensione condizionale, la 26 enne, di Silea, accusata e ora anche condannata per il reato di omicidio stradale per aver causato il tragico incidente costato la vita, a soli 48 anni, alla compianta imprenditrice Federica Scottà di Maron di Brugnera, nel Pordenonese. All’imputata è stata comminata anche la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida per un anno e sei mesi, già scontata avendo avuto la patente sospesa da subito dopo il fatto.
I familiari: “Pena troppo lieve”.
I familiari della vittima, che sono stati seguiti da Studio3A–Valore S.p.A. e, penalmente, dall’avvocato Andrea Piccoli, del foro di Treviso, non si sono costituiti parte civile al processo essendo stato già da tempo definito e chiuso ogni aspetto civilistico della vicenda, ma ci tenevano ad ottenere una risposta anche dalla giustizia penale: risposta che è arrivata ma molto, troppo parziale. “Non ci aspettavamo un esito molto diverso – commenta a caldo e con tanto amaro in bocca la sorella Giorgia – Non si comprende per quale ragione sia stata creata la nuova fattispecie dell’omicidio stradale se poi le pene previste sono così lievi“.
“Qui parliamo di una persona che andava a 90 chilometri all’ora su una strada con limite di 50, su una doppia curva e con il fondo bagnato, che si è messa nelle condizioni di nuocere gravemente agli altri utenti della strada, come poi è successo: purtroppo è toccato a mia sorella – continua Giorgia – . Un anno e quattro mesi, e senza alcuna misura alternativa, neanche i servizi sociali, è nulla. Ci resta almeno la soddisfazione che è stata riconosciuta la sua piena ed esclusiva responsabilità penale nell’incidente, ma il dato di fatto è che Federica non c’è più, chi è responsabile della sua morte continua la sua vita. Questa è la giustizia in Italia”.
L’incidente fatale ritornando da Lignano.
Il sinistro si è verificato l’8 agosto 2021 in via per Brugnera, nei pressi dell’incrocio con via Maschio e del distributore di carburante della Energyca, nel centro abitato di Francenigo di Gaiarine, dove Federica Scottà aveva anche la sua attività, la Clever Due, rinomata azienda che da oltre trent’anni realizza, produce e distribuisce in tutto il mondo complementi d’arredo e oggetti sagomati in poliuretano e altri materiali.
Quel giorno d’estate la donna era stata al mare, a Lignano, per festeggiare il compleanno della nipote con tutti i parenti, aveva riaccompagnato a casa la mamma a Francenigo e stava rientrando nella sua abitazione, nella vicina Maron di Brugnera. Una giornata di festa finita in tragedia. All’improvviso, infatti, la quarantottenne, che si trovava alla guida della sua Kia Sportage, si è trovata davanti la Volskwagen Tiguan condotta dalla 26enne a cui il Pubblico Ministero della Procura della Marca titolare del relativo procedimento penale per omicidio stradale, il dottor Giovanni Valmassoi, che l’ha iscritta fin da subito nel registro degli indagati, ha contestato “colpa generica e specifica, in particolare in violazione degli art. 141 e 142 del Codice della Strada” per citare la richiesta di rinvio a giudizio spiccata nel suoi confronti a conclusione delle indagini preliminari.
La perizia.
Com’è stato accertato dalla perizia cinematica disposta dalla Procura per ricostruire la dinamica, le cause e tutte le responsabilità del sinistro, e affidata all’ing. Enrico Bellomo, la oggi ventiseienne, che procedeva nella direzione opposta rispetto alla vittima, da Brugnera verso il centro di Francenigo, “a causa dell’elevata velocità di marcia non commisurata allo stato dei luoghi e alle condizioni del tratto stradale”, stimata in almeno 87 km/h dal consulente tecnico, contro il limite vigente di 50 km/h, durante una doppia curva (la prima a sinistra) ad ampio raggio di curvatura, “allargava la propria traiettoria sul lato destro fino a percorrere con le ruote destre della propria auto oltre 32 metri sulla banchina erbosa, per poi rientrare repentinamente e trasversalmente in carreggiata, invadendo la corsia opposta e costituendo quindi un ostacolo invalicabile ed inevitabile per l’autovettura condotta da Federica Scottà”. La quale teneva una velocità di gran lunga inferiore, “ma non ebbe il tempo psicotecnico per effettuare alcuna manovra di emergenza atta a evitare l’impatto stante la repentinità dell’invasione di corsia della sopraggiungente Tiguan” conclude l’ing. Bellomo nella sua perizia, ascrivendo l’accaduto unicamente alla “imprudente e avventata condotta di guida” dell’imputata.
Per i familiari di Federica, quindi, quanto meno la consolazione che la loro cara non ha avuto colpa alcuna nel tragico incidente e che la sua condotta di guida è stata corretta. Alle operazioni peritali ha partecipato e dato il suo contribuito anche l’ing. Alberto Conte, quale consulente tecnico di parte messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, a cui i congiunti della vittima si sono affidati per essere assistiti, attraverso il responsabile della sede di Treviso, Diego Tiso, unitamente all’avv. Andrea Piccoli.
Il resto, purtroppo, è tristemente noto: Federica, a causa dei gravissimi politraumi riportati nello schianto, è deceduta praticamente sul colpo, i sanitari accorsi anche con l’elisoccorso non hanno potuto nulla. Tomba e il compagno trasportato nel Suv se la sono invece cavata con una prognosi, rispettivamente, di venti e cinque giorni.