Il cold case riaperto per nuovi indizi.
“I profili genetici riscontrati dal Ris di Parma sono 4, due femminili e due maschili. Sono stati riscontrati su più reperti riconducibili a oggetti rilevati all’epoca dei fatti e custoditi per oltre 40 anni negli archivi del Tribunale di Udine”. La rivelazione arriva dal quotidiano Il Giornale, che fa riferimento a fonti investigative. Le indagini per cercare di dare un volto al famoso “Mostro di Udine“, che seminò il panico tra il 1971 ed il 1989 in Friuli e che avrebbe ucciso almeno 14 donne, sarebbero ad un punto di svolta, dopo che la Procura aveva riaperto il caso quasi un anno fa.
L’indagine della Procura di Udine.
Si sa già che la Procura stava studiando alcuni profili di Dna ricavati dai reperti del Tribunale di Udine di diversi anni fa. Si tratta degli trovati sulle scene del crimine di due omicidi: il primo nel 1976 a Moruzzo, il secondo nel 1980 a Pradamano. In quelli anni, purtroppo, non si disponeva ancora delle tecnologie necessarie a rilevare il Dna del colpevole dalle sostanze ritrovate. Ora i reperti sono stati analizzati dai Ris di Parma e i risultati sarebbero già nelle mani della magistratura.
L’identità del Mostro è a un passo dalla rivelazione?, chiede il quotidiano di Milano a Edi Sanson, uno dei carabinieri che aveva indagato sui delitti. “Le indagini da parte del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Udine sono tutt’ora in corso e sono ovviamente riservatissime”, la risposta del militare oggi in quiescenza. A riaccendere i fari sulla vicenda del Mostro di Udine anche la serie tv realizzata da Sky e andata in onda in questi giorni.
La serie tv e i nuovi elementi.
Nel 2019, proprio durante la registrazione della serie tv, infatti, vennero trovati degli elementi all’epoca mai analizzati e questo ha dato la possibilità all’avvocato Federica Tosel, rappresentante legale dei parenti di alcune vittime, di chiedere ed ottenere la riapertura del caso.
Il criminale è noto alle cronache anche come “killer delle prostitute“, in quanto gli sono state attribuite 14 vittime, uccise senza pietà. Tutte donne della provincia di Udine sulle quali, dopo aver tolto la vita, lasciava un’incisione “a esse”, quasi fosse una firma. L’arma non è mai stata ritrovata.