I punti da chiarire sul Covid in Fvg.
Sono troppi i punti opachi da chiarire nella gestione dell’emergenza Covid nel sistema socio sanitario del Friuli Venezia Giulia e in particolare nelle case di riposo. Dove il numero dei contagi, in alcune realtà, si è attestato su medie tra le più alte a livello nazionale. È quanto sostengono le segreterie regionali dei sindacati pensionati di Cgil, Cisl e Uil in un documento unitario che sarà presentato alla Terza commissione del Consiglio regionale nell’audizione convocata a Trieste.
Ad anticiparlo i segretari regionali Magda Gruarin (Uilp), Renato Pizzolitto (Fnp-Cisl) e Roberto Treu (Spi-Cgil), che denunciano inoltre la perdurante assenza di un tavolo di confronto con l’assessore, più volte sollecitato sia dai sindacati confederali che dalle sigle confederali: “Nonostante le ripetute sollecitazioni, un presidio dei sindacati pensionati e la grande manifestazione unitaria del 22 luglio – hanno spiegato – l’agenda degli incontri con l’assessore è ferma al 12 maggio e non ci è mai stato fornito nessuno dei dati richiesti riguardo all’andamento dei contagi tra il personale sanitario, gli operatori diretti e indiretti e gli ospiti delle case di riposo. Un’assenza di risposte e di riscontri numerici che ci preoccupa doppiamente alla luce della forte impennata della curva dei contagi, che conferma purtroppo come l’emergenza non sia superata”.
Uilp, Fnp e Spi, nel documento, ribadiscono anche un giudizio “profondamente negativo” sulla bocciatura della proposta di una commissione consiliare d’inchiesta sulla situazione delle case di riposo. “Credevamo e crediamo – hanno detto Gruarin, Pizzolitto e Treu – che fosse lo strumento naturale per cercare di dare una risposta chiara e trasparente a tutti gli interrogativi che restano aperti e per chiamare l’assessorato e i vertici delle aziende sanitarie a un resoconto su quanto avvenuto, supportato da dati puntuali e da un’analisi obiettiva sulle strategie adottate, sui tempi d’intervento e sulla loro efficacia”.
Tra i tanti aspetti da chiarire da direttiva regionale di inizio marzo, che invitava i gestori delle strutture a isolare i contagiati “solo se possibile”, e la cause dei picchi di contagi e di decessi raggiunti a Trieste, dove l’impatto dell’epidemia sia in termini generali che nelle case di riposo è stato sensibilmente più alto rispetto alla media regionale e in linea con i valori più alti toccati a livello nazionale.
I pensionati rivendicano l’esigenza di un “monitoraggio costante della situazione nelle case di riposo”, e di un innalzamento degli standard residenziali e di assistenza, “quantitativi e qualitativi”, nell’ottica di una “ridefinizione complessiva dei criteri di accreditamento, che dopo il Covid non possono essere più quelli del 2016”. Sollecitato inoltre il varo di direttive chiare e univoche per gli operatori diretti e indiretti, un piano straordinario per la formazione e il reclutamento del personale, “per colmare i vuoti aperti dal travaso di infermieri e Oss verso la sanità pubblica, legato al pesante gap contrattuale che penalizza questi lavoratori, cui andrebbe riconosciuto peraltro un giusto premio economico per l’impegno profuso e i rischi corsi su quello che è stato, assieme agli ospedali, il fronte più difficile dell’emergenza”.
Ma la riqualificazione dell’assistenza nelle strutture residenziali non è l’unica risposta per affrontare le sfide che incombono sul pianeta anziani. “Sfide che non sono legate soltanto all’emergenza Covid – rimarcano Gruarin, Pizzolitto e Treu – ma che investono più in generale i grandi temi dell’invecchiamento e dell’aumento delle patologie croniche». Per vincerle, sostengono Uilp, Fnp e Spi, bisogna necessariamente puntare sul rafforzamento della sanità territoriale e dell’assistenza domiciliare, “che sono gli strumenti per allentare la pressione da un lato sugli ospedali, dall’altro sulle case di riposo”.
Un obiettivo, quest’ultimo, al centro delle ultime riforme sanitarie, ma rimasto sulla carta e allontanato non solo dall’emergenza in atto, che richiede un adeguamento degli obiettivi e dell’impostazione della riforma del 2019, ma anche dall’aggravarsi di criticità come quelle legate alla crescente carenza di medici di base. Da qui, concludono i tre segretari, “l’esigenza di riaprire un tavolo di confronto a 360 gradi per favorire un governo condiviso del sistema sanitario e socio-assistenziale, come i sindacati sollecitano invano da quattro mesi”.