Non era un sabato sera come gli altri ieri a Udine. Il più recente Dpcm ha fato abbassare le serrande nel pomeriggio a bar e ristoranti. Ma nonostante la chiusura alle 18, i giovani non rinunciano allo spirito conviviale dello spritz e del tajut.
La conferma arriva dalle loro voci. “Questa variazione di orario è indifferente. Lo spritz in Friuli si prende senza orario perché noi ragazzi abbiamo bisogno del nostro svago” sottolinea Anna Gloazzo al bar Fever, nella zona dell’Università.
Matilde Antonia Bandolin condivide, ma aggiunge che “lo spritz è sempre stato un momento di ritrovo con gli amici e ora non c’è più quell’atmosfera, anche se non ci precludiamo di prenderlo. Ma è indiscutibile che creava l’atmosfera giusta prima di cenare e continuare la serata divertendosi con gli amici”. Accanto, Chiara Ifigenia mostra solidarietà: “Io non bevo alcolici, ma è cambiato anche per me. Ritrovarsi insieme al bar per un aperitivo, anche se analcolico, perde di significato perché non c’è più la stessa spensieratezza“.
Maria Anna Mucin racconta una situazione toccante, vicina a tutti i giovani che vicino più da vicino che altri questo momento difficile. ” Ritrovarsi al bar e stare con le persone che mi vogliono bene aiuta – dice -. Anche noi giovani risentiamo della chiusura, perché con l’università a distanza ci sentiamo privati dei momenti di socializzazione“. La giovane aggiunge poi che “mia madre è medico e questa situazione è soffocante, perché ora mi parla non da madre, ma da dottore. Manca il momento per prendere aria la sera con questa chiusura delle 18 ed essere a contatto con i propri amici è percepito come un pericolo, non più come solo un piacere. È psicologicamente pesante”.
Giovani responsabili che percepiscono la difficoltà del periodo “Ci ritroviamo al bar anche per solidarietà, sapere che i gestori rischiano di chiudere ci dispiace e anche per questo non possiamo più fare gli aperitivi con la stessa spensieratezza – dicono -. Facciamo finta di niente ma quando inizia il conto alla rovescia verso le 18, ci viene l’ansia di dover fare in fretta e andarcene“.
In via Mercatovecchio, nell’ultima mezz’ora prima della chiusura al BarCollo non concordano con il Dpcm. “Percepisco la chiusura anticipata dei bar come una misura inutile perché dopo una certa ora si evitano gli assembramenti molto più che sui mezzi pubblici durante il giorno o i centri commerciali” fa notare Mattia Seraffini. “Se ordiniamo poco prima della chiusura, dobbiamo bere con ansia perché stanno per chiudere ed è stressante – conclude -. Questo è un danno tanto per il bar tanto per i clienti. Siamo vicini alle partite iva e i commercianti“.
Arrivano velocemente le 18, così attese e percepite da tutti. I più si alzano frettolosamente dalle proprie sedie e lasciano i loro calici di vino, spritz e cocktail sopra i tavoli affacciati alla strada. Come un simbolo nostalgico di un momento di incontro, che non vuole smettere d’esserci.