Il movimento gilet arancioni in piazza Primo Maggio.
Sono scesi in piazza per dire “no” al sistema e chiedere un cambiamento del mondo politico. I gilet arancioni, il movimento fondato dal generale Antonio Pappalardo, si sono ritrovati oggi anche a Udine, come in altre 28 città in tutta Italia.
Sono 500 i simpatizzanti che si sono dati appuntamento in piazza Primo Maggio, pronti a far sentire la loro voce e lo scarso gradimento per il governo Conte. A fare gli onori di casa sono stati Gigi Nardini, segretario provinciale dei gilet arancioni, accompagnato da Tamara Jurasovic, segretaria regionale del movimento. Ad arringare la folla ci ha pensato Pino Cargnel, segretario generale Fvg dei gilet arancioni che ha illustrato i punti cardine del programma per cambiare radicalmente il Paese, interrotto più volte dagli applausi. “Bisogna ristrutturare le Costituzione e tornare a un’Italia federale dove il popolo è sovrano – ha sintetizzato -. Servono una disciplina rigorosa dei partiti, un taglio agli stipendi dei parlamentari e il riordinamento della magistratura. Necessario anche ridimensionare l’Agenzia delle Entrate per un fisco più equo. E gli immigrati irregolari devono essere espulsi”.
Cargnel ha poi toccato alcuni dei capisaldi del “manifesto” del movimento ideato da Pappalardo: “Dobbiamo istituire la lira italica, una moneta complementare da affiancare all’euro. È una possibilità che esiste. E il Governo deve essere votato dal popolo”. Altri i temi toccati, soprattutto in tema salute: “Il coronavirus è una pandemia inventata – ha aggiunto il segretario generale -. Noi vogliamo libertà di scelta per il ricorso alla medicina alternativa e anche sui vaccini”. Accolta con un’ovazione anche la proposta di abolire il bollo auto. Contrarietà anche sulla nuova tecnologia 5G.
Dopo la relazione iniziale, spazio ai pareri dei cittadini – tra i quali, a sorpresa, ha parlato anche “Peppuccio” Pappalardo, fratello del generale – e al tesseramento. In una piazza Primo Maggio presidiata dalle forze dell’ordine, tutto si è svolto senza problemi o tensioni. Da altre parti d’Italia, invece, non è stato così. I gilet arancioni guardano avanti, anche a Udine, e puntano a cambiare un Paese che a loro proprio non piace.