Furto in un appartamento del centro.
Le indagini dirette dalla Procura di Trieste e svolte dalla sezione “reati contro il patrimonio” della Squadra Mobile giuliana, hanno consentito di far luce su un ingente furto commesso nell’aprile scorso in centro città, attraverso la meticolosa ricostruzione dei movimenti degli indagati durante le fasi esecutive della commissione del reato.
Gli elementi raccolti hanno consentito al gip di Trieste di emettere l’ordinanza applicativa della custodia cautelare degli arresti domiciliari a carico di due triestini, entrambi noti agli investigatori e quella dell’obbligo di presentazione quotidiana presso la questura della loro complice, mentre una quarta persona, residente anch’essa a Trieste, è stata indagata in stato di libertà.
La complessa attività di analisi dei filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona del furto e dei tabulati telefonici acquisiti, hanno consentito di raccogliere una serie di indizi concordanti in ordine alla responsabilità delle persone indagate, così da consentire all’autorità giudiziaria l’emissione di provvedimenti cautelari.
Le indagini hanno consentito di accertare che l’autore materiale del furto, camuffato da “rider” e indossando una mascherina chirurgica, si era fatto accompagnare, in auto nei pressi dell’abitazione presa di mira in un palazzo di pregio in centro città, accedendovi, utilizzando delle chiavi.
Dopo essersi impossessato di un ingente bottino costituito da numerosi oggetti preziosi, l’autore del furto ha raggiunto il complice che lo attendeva nell’auto ferma in zona. Nel frattempo una delle due donne indagate che era solita frequentare le vittime del reato, si era assicurata che i coniugi proprietari dell’appartamento fossero entrambi impegnati e lontani dall’abitazione. La seconda donna implicata nei fatti è rimasta in contatto telefonico con i complici assicurando così il “coordinamento” tra gli esecutori materiali del reato e la complice che teneva sotto controllo i movimenti delle vittime.
Le persone colpite dalle misure cautelari sono state rintracciate presso le rispettive abitazioni nel corso della mattina del 20 ottobre, dagli investigatori della Squadra Mobile triestina che hanno eseguito i provvedimenti restrittivi mettendo a disposizione dell’autorità giudiziaria le persone arrestate e quella sottoposta all’obbligo di presentazione.