Come il Friuli ha retto l’onda d’urto del coronavirus. Ora l’allarme arriva da chi rientra dai Paesi vicini

L’analisi dei 100 giorni in Friuli con il coronavirus.

La sanità del Friuli, all’alba dei primi 100 giorni della pandemia da Covid-19, si ritrova potenziata e ancora più consapevole. È il ritratto disegnato da un webinar curato dall’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale (Asufc) e dal Dipartimento di Area Medica dell’Università di Udine (Dame).

E se il sistema sanitario friulano ha saputo far fronte alla pandemia in modo efficace, ci sono dei motivi ben precisi: “La Sanità regionale ha una tradizione di grande attenzione all’organizzazione e alla qualità e sicurezza delle cure che, unita all’alta professionalità del personale, ha permesso di affrontare con efficacia l’emergenza dell’epidemia da SARS-CoV-2” ha sottolineato Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, intervenendo al webinar introdotto da Laura Regattin, direttore sanitario Asufc, e Leonardo Alberto Sechi, direttore Dame. “Eventi nuovi e inattesi come questa pandemia – ha aggiunto Brusaferro – sono fenomeni complessi che richiedono sistemi preparati alle emergenze e all’imprevisto, capaci di rispondere prontamente, di coniugare risposte locali con strategie nazionali ed internazionali e creare sinergie tra tutti gli attori interessati”.

Ma quali sono i “segreti” che hanno permesso al sistema sanitario friulano di reggere l’urto del coronavirus? Si parte da una rapida riconversione dell’ospedale per rispondere prontamente all’avanzare della pandemia, come ha sottolineato Massimo Braganti, direttore generale Asufc. Poi, i protocolli innovativi per ridurre i tempi di degenza nelle terapie intensive. Importante anche lo sviluppo di nuove metodiche di analisi e la produzione di reagenti base nei laboratori per la diagnosi di Covid-19. Fondamentali anche la rapida validazione di test appropriati e procedure diagnostiche veloci per controllare l’iperinfiammazione nei pazienti più gravi e valutare subito l’efficacia delle terapie, consentendo così ai clinici la gestione dei malati in uno scenario non supportato da esperienze pregresse.

E, ancora, tra i fiori all’occhiello, la gestione efficiente, e sicura per gli operatori, dei pazienti sottoposti a ventilazione non invasiva, ricoverati presso l’edificio di Malattie Infettive, unico con camere a pressione negativa. Ha fatto la differenza anche la grande esperienza maturata nella gestione del malato critico. Tra i punti di forza, la definizione dell’impatto del virus SARS-CoV2 su un braccio della risposta immunitaria grazie alle capacità del Laboratorio di Immunologia diretto da Carlo Pucillo, Ordinario di Patologia generale-immunologia del Dame. Di rilievo, poi, l’attivazione di una ricerca epidemiologica, che si è immediatamente spesa nella prevenzione sul campo e nel sistema informativo della sanità. Così come sul campo si è speso senza sconti e senza soste il corpo infermieristico, raccontato, nelle sue straordinarie “prestazioni d’assalto”, da Maura Mesaglio, Referente Area Infermieristica e Coordinatore delle Professioni Sanitarie Asufc.

La pandemia ci ha permesso di trasformare situazioni emergenziali in opportunità di crescita e apprendimento – ha messo in evidenza Maurizio Scarpa, Coordinatore Scientifico dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale, responsabile scientifico e moderatore dell’evento -. La crisi, che non può ancora considerarsi conclusa, ci ha comunque già insegnato molto su come lavorare insieme e su come poterci prendere cura dei nostri pazienti, anche a distanza. Penso alla telemedicina su cui sempre più il Friuli si sta impegnando e che noi, nell’ambito del Centro di Coordinamento Regionale Malattie Rare, abbiamo già adottato da tempo con successo assicurando ai pazienti la continuazione delle terapie e la riduzione del rischio di infezione, evitandone forme gravi o decessi, attraverso una collaborazione continua con la Regione Fvg”.

Dimostrazione di grande efficienza politico-sanitaria, la gestione della crisi ha permesso dunque lo sviluppo di un significativo know-how e l’avvio di preziose progettualità firmate Asufc-Dame per un presidio efficiente della Sanità pubblica nel futuro. La recente creazione di una Piattaforma di Intelligenza Artificiale e Medicina traslazionale per la gestione dei dati molecolari e clinici dei pazienti Covid-19 ne è un chiaro esempio. Volta alla creazione di modelli per una gestione efficace di eventuali future criticità legate all’attuale pandemia ma anche per altri tipi di patologie, riunisce Medici, Clinici, Radiologi, Genetisti, Immunologi, Farmacologi, Biologi, Ingegneri, Informatici, Econometristi ed Epidemiologi in nome di un’integrazione che è carta vincente in tutte le sfide complesse.

L’Università di Udine ha investito da tempo, tra gli altri, nella costituzione del Gruppo multidisciplinare Actve Ageing. Formato da circa 100 docenti e ricercatori dei Dipartimenti dell’Ateneo, il Progetto è stato pensato per favorire politiche di invecchiamento attivo attraverso la ricerca e supportare progetti che abbiano positive ricadute pratiche sulla popolazione anziana che il virus ha drammaticamente portato alla ribalta.

L’emergenza Covid-19 ha messo chiaramente in evidenza come la ricerca, la diagnosi e la terapia clinica debbano essere strettamente legate, non solo per affrontare situazioni non previste come quella che ha investito il mondo in questi mesi – ha commentato il Rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton -, ma anche per favorire il superamento di barriere che limitano il normale svolgimento di tutte le attività che riguardano una società in continua evoluzione in cui è necessario conciliare il mantenimento e possibilmente il miglioramento del benessere delle persone con la gestione di patologie e l’allungamento della vita media in un contesto economico sostenibile”.

Ora, però, l’allarme si sposta su chi arriva dai Paesi vicini. È notizia di oggi la positività di due cittadine straniere appena tornate in Fvg dalla loro terra d’origine, la Serbia. Ed è proprio nell’area dei Balcani che il coronavirus sembra aver attecchito con nuovi focolai, senza dimenticare la vicina Slovenia, dove la media di nuovi casi quotidiani ha superato, in questi giorni, le 25 unità.