Tornate le messe della domenica.
Tra le tante consuetudini “scippate” dal coronavirus c’era anche la messa domenicale. Oggi, però, per i fedeli l’emozione è stata grande: sono tornati a sedersi tra i banchi delle chiese in Friuli. Ed è stata una vera festa per molti.
Certo, le porte degli edifici sacri si erano già spalancate nei giorni scorsi. Ma la messa della domenica è un momento che ha tutt’altro sapore. Innegabile, però, che accanto all’emozione non si è respirata un’aria “consueta”. Le mascherine sui volti, il numero contingentato di ingressi – per fare un esempio, a Tarcento possono entrare al massimo 120 persone -, la distanza di sicurezza in chiesa fissata, come da linee guida fissate dalla Cei e comunicate dall’Arcidiocesi di Udine, in un metro (più altri 50 centimetri quando si entra dalle porte). Niente segno di pace. Al momento della comunione, questa l’indicazione, “ci si porta nel corridoio centrale e ci si mette in un’unica fila mantenendo la distanza di un metro e mezzo dalla persona che precede”. E uscita in fila, con un metro e mezzo di distanza. Vietato toccare, tanto in ingresso quanto al momento di abbandonare l’edificio, porte e maniglie.
E niente assembramenti, com’era ovvio attendersi, nei luoghi collegati alle chiese, come la sacrestia o il sagrato. Lo scambio di saluti, con immancabili due chiacchiere annesse al termine delle funzioni religiose, non è stato dunque possibile.
In attesa di tempi migliori, la giornata dell’Ascensione è stata anche il momento del ritorno tra i banchi degli edifici sacri. Fra le celebrazioni più caratteristiche, anche quella in quota a Sella Sant’Agnese, sopra Gemona. Le chiese hanno riaperto le porte. Un altro pezzetto di (quasi) normalità recuperato in tempi di coronavirus.