L’appello di Barbara Beltrame.
Le tragedie uniscono, non solo gli adulti ma soprattutto i bambini. Alcuni eventi sono in grado di creare legami indissolubili che rimarranno impressi per tutta la vita.
La storia emersa negli ultimi giorni, proprio all’anniversario del terremoto che ha sconvolto il Friuli nel 1976, è quella di un legame creatosi in poche ore di conoscenza ma che è ancora vivo in Barbara Beltrame. Dopo 43 anni continua a cercare una bambina conosciuta all’indomani della grande tragedia.
Il 6 maggio 1976, – racconta, – ed ero ricoverata in pediatria a Udine. Quella sera mi scrissero il mio nome con un pennarello sul polso e mi portarono nei sotterranei, con una scusa del personale che non voleva allarmarci”.
Il 7 maggio Barbara si è svegliata e ha trovato molti bambini, ricoverati lì a causa delle ferite riportate la notte precedente.
“Una bimba di 6 anni mi colpì in particolare. Aveva il viso blu di lividi, gli occhi gonfi e tumefatti ed una infinità di graffi ovunque; saltava da un letto all’altro in preda al panico ed alla paura gridando che voleva tornare a casa. Quella bimba mi faceva pena, così tanta pena che decisi di regalarle la mia bottiglia di succo di frutta ed il sacchetto di palloncini gonfiabili che mi avevano appena portato”.
Una volta tornata a casa Barbara non seppe più nulla di quella bambina di cui non conosce nemmeno il nome.
Ha deciso però di continuare a cercarla, dopo 43 anni, con l’utilizzo dei social.
“Spero che la vita le abbia sorriso, dopo tutte le lacrime versate”, conclude.
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