Il pontebbano Riccardo Buzzi racconta la manifestazione.
Sono scesi in piazza per manifestare contro i provvedimenti “anti-coronavirus” decisi dal governo tedesco. Con un appuntamento, però, di respiro mondiale. Migliaia di persone, pochi giorni fa, hanno “invaso” le strade di Berlino per manifestare il proprio dissenso sulle misure adottate per contrastare la pandemia. Tra loro anche Riccardo Buzzi, originario di Pontebba ma trapiantato in Germania da anni, dove gestisce un’attività. È lui che ci racconta le sensazioni vissute nella capitale tedesca durante questo grande appuntamento popolare.
“Abbiamo manifestato contro i provvedimenti tuttora in vigore in favore di un presunto arginamento della pandemia da coronavirus. Non li riteniamo proporzionati ai rischi e al pericolo di infezione da Covid-19, come testimoniato anche da evidenze scientifiche. Si tratta di una soppressione e prolungata sospensione di diversi diritti dei cittadini garantiti dalla costituzione. La violazione di questi diritti è solamente possibile attraverso il prolungamento del cosiddetto stato d’emergenza, non più giustificabile alla luce dei fatti”. Sul banco degli imputati anche la scarsa trasparenza del governo tedesco e la privazione di libertà fondamentali al posto di informazione e fiducia nella responsabilità dei cittadini, come avvenuto in Svezia per esempio”.
“Il governo tedesco – aggiunge Buzzi – non vuole dialogare con una parte degli esperti del Paese. Forse perché questi medici e virologi fin dal principio hanno sostenuto quello che pian piano emerge e che mette in evidenza l’incompetenza con cui si sono prese decisioni, i cui effetti collaterali socio-economici, sanitari, individuali stanno provocando ben più danni di quelli provocati dal coronavirus“. Non da ultima, anche la “censura che colpisce la libertà d’opinione, definendo chi non è d’accordo con le regole come negazionista, complottista, antisemita, nazista e quant’altro”.
Molte le “persone comuni” che hanno manifestato il 29 agosto alla “Festa della pace e della libertà” organizzata a Berlino dall’associazione Querdenken 711. Giovani, anziani, lavoratori dipendenti, imprenditori, liberi professionisti, ma anche medici e docenti. Famiglie con bimbi, genitori e nonni. “Il denominatore comune di questa folla eterogenea – prosegue Riccardo – è stato il pacifismo, l’esclusione di violenza. Persone di convinzioni radicali di tipo nazista, antisemitiche erano l’eccezione. Io personalmente non ne ho percepito la presenza“.
Alcuni media hanno raccontato di presunti disordini durante l’evento “ma questi – precisa Buzzi – sono avvenuti nel corso di un’altra manifestazione nelle vicinanze del Reichstag, il Parlamento tedesco, dove si erano riunite centinaia di persone. Non aveva nessuna connessione con quella alla quale ho partecipato io. Sabato sera mentre mi allontanavo per rientrare sono stato testimone di come una battuta organizzata delle forze dell’ordine abbia impedito ai partecipanti di lasciare la zona schierandosi a catena bloccando tutte le vie d’uscita verso est! Questo non ha sicuramente favorito la sicurezza, e tanto meno il mantenimento delle distanze. Tipico comportamento provocatorio, consueto durante le manifestazioni contro i provvedimenti Covid e la sospensione dei diritti costituzionali, che rivela a mio avviso moventi puramente politici in contrasto con una sana democrazia“.
Il lockdown e il non poter rientrare in Friuli è stato “scioccante”, dice Riccardo. “Davanti alle immagini e ai rapporti che ci presentavano i media, ho reagito con comprensione. Da un lato avevo rispetto per rischi non ancora stimabili della malattia e dello spargimento della pandemia, dall’altro lato mi sembrava uno scenario talmente surreale che facevo fatica a credere fosse vero. Non avendo avuto in programma di tornare in Friuli in quel periodo e non avendone avuto necessità, non sono stato colpito direttamente da questa restrizione. Ma sono abituato alla libera circolazione e col senno di poi la trovo una restrizione inammissibile“.
Com’è stato il lockdown in Germania? “I cittadini potevano muoversi all’interno dei loro comuni, addirittura province, liberamente! Gli effetti economici sono stati ammortizzati nella maggior parte dei casi come da nessun’altra parte al mondo, così che non hanno influito in maniera drastica direttamente sul benessere. Un’emergenza nel sistema sanitario tedesco che giustificasse le misure prese non c’è mai stata. Ai tedeschi, in sè un popolo che con il suo rigore non ha grandi difficoltà a (voler) rispettare le regole, è stata trasmessa tanta paura attraverso le immagini provenienti da altri paesi, Italia in primis. Questo ci ha portati alla sottomissione (quasi) senza opposizione e resistenza a decreti che ci privano di diritto fondamentali, definiti inalienabili dalla costituzione”.