Il caso a Tavagnacco.
Prima è stata contattata da un call center e poi è stata indotta ad incontrare al portone del proprio condominio un proprio venditore al quale ha firmato inconsapevolmente un contratto di acquisto per 3.990 euro +iva all’anno per 3 anni “non menzionati a voce” di articoli per la casa, oltremodo senza fornire e presentare un catalogo per visionarne caratteristiche tecniche e commerciali.
Il caso raccontato è quella di una pensionata di Tavagnacco che si è rivolta all’associazione Movimento Difesa del Cittadino FVG. Secondo le informazioni dell’associazione il documento riporta descrizione di promozione “generica”.
“Valutando nel merito il metodo commerciale cui codesto Operatore delegato ha fatto ricorso per indurre la Consumatrice a sottoscrivere un ordine d’acquisto “generico e non trasparente”, va altresì evidenziato come esso sia, in concreto, espressione di una pratica commerciale aggressiva”, spiega l’associazione.
Da una preliminare disamina l’Ufficio Vertenze ha riscontrato un difetto di trasparenza nel modulo contrattuale utilizzato per la vendita fuori dai locali commerciali, indice sintomatico per accertare l’esistenza di uno squilibrio negoziale nel rapporto, pare che la regola del “parlare chiaro” non sia stata pienamente rispettata nel modulo in questione.
“La pensionata di Tavagnacco affetta da problemi di salute è stata indotta a fare incolpevole affidamento sulla non impegnatività dell’iniziativa promozionale e, comunque, a credere in buona fede che il vincolo negoziale non sorgesse immediatamente con la sottoscrizione del formulario quanto piuttosto all’atto della visione degli articoli proposti a voce ed eventuale definizione del tipo di spesa in dettaglio, fermo restando che, nel caso di specie, le tecniche di persuasione utilizzate l’hanno realmente indotta in errore circa l’oggetto del contratto ed il valore economico complessivo dell’affare, di non aver ravvisato in buona fede le clausole vessatorie presenti nel contratto”.
“Il nostro Centro Giuridico ha sollecitato la Società a voler fornire i debiti chiarimenti in ordine alle modalità di acquisizione dei dati personali della signora, la quale è stata contattata telefonicamente dal Call center senza aver mai richiesto alcuna adesione ai servizi e prodotti erogati dalla stessa Azienda, richiamando l’attenzione alla responsabilità del Legale Rappresentante”, continua l’associazione.
La signora ha inteso esercitare – tramite l’associazione – il diritto al recesso notificato entro i 14 giorni, previsti per il contratto negoziato fuori dei locali commerciali, e di esercitare il diritto alla cancellazione dei dati personali “diritto all’oblio” dagli elenchi e database della società, invitando a non intentare -pro-futuro- alcuna modalità di contatto diretto od indiretto, per iscritto o via telefono, con la medesima consumatrice.
Il Responsabile dell’ufficio Vertenze del MDC FVG, avvocato Sergio De Falco, precisa che l’associazione ha inteso contestare anche il formulario utilizzato dalla Società, quale “Verbale/Commissione”, in quanto non conforme alle prescrizioni recate essendo l’informazione relativa all’esercizio del diritto di recesso non riportata separatamente dalle altre clausole contrattuali.
Il Movimento Difesa del Cittadino FVG invita , in particolare, le pensionate e casalinghe a non accogliere inviti al telefono di ricevere al proprio domicilio Venditori di aziende che commercializzano prodotti ed articoli per la casa o di altro genere, ad evitare spiacevoli complicazioni e conseguenze sul piano finanziario.