Finestre aperte contro il Covid nelle scuole, ma i ragazzi si ammalano.
Fra le (tante) prescrizioni per le scuole in tempi di Covid c’è anche quella di favorire il più possibile il ricambio d’aria nei locali. Che, tradotto, significa aprire spesso le finestre. Una pratica che, per fare un esempio, nelle regioni del Sud Italia non fa scomporre nessuno. Ma in Friuli, con le temperature che hanno già cominciato a farsi rigide, si sono presentati i primi problemi. Soprattutto perché poi i riscaldamenti rimangono spenti.
E così, con il freddo sono arrivati anche i primi malanni: e si sa che, in un periodo di coronavirus, anche un raffreddore può far scattare un campanello d’allarme. Certo, nelle scuole sono arrivati i test rapidi anche per scongiurare tamponi inutili a chi soffre di un male di stagione, e non di Covid. Ma le proteste per la situazione in tante scuole del Fvg non mancano.
I ragazzi della scuola media di San Giovanni a Natisone hanno fatto sentire la loro voce fuori dall’istituto. “I bambini protestano, basta freddo” riporta lo striscione esposto. Termosifoni chiusi e finestre spalancate mettono infatti a dura prova la resistenza, ma più che altro la salute, dei più piccoli. E c’è chi, infatti, si è dovuto “attrezzare” con la giacca da sci per seguire le lezioni. Altri si sono presentati a scuola con la coperta, oppure con un thermos contenente una bevanda calda.
Ma quello di San Giovanni non è l’unico episodio. Da Feletto Umberto a Cividale, dall’Isontino a qualche scuola di montagna, i malumori fioccano. E, purtroppo, anche qualche malanno. Perché da un lato le norme tutelano (o vorrebbero farlo) la salute in tempi di Covid, ma dall’altro minano quella dei ragazzi.