I locali che chiudono per i problemi legati al coronavirus.
La fase due, per qualcuno, non ci sarà. Mentre bar, ristoranti e osterie del Friuli, ieri, hanno assaggiato un ritorno alla quasi normalità, c’è chi decide di non rialzare le serrande. Per alcuni una scelta momentanea, per altri purtroppo definitiva.
Tra le attività che son sospese c’è il ristorante L’Altro Gusto di Tarvisio. Francesco Baraldo Sano, il proprietario, dal 2015 lo ha aperto assieme all’Hotel Tarvisio. Ha fatto scalpore una sua foto con l’hashtag #iononapro e due piatti riempiti non di cibo, ma di bollette delle utenze. “Per il momento non riaprirò, finché i confini rimangono chiusi non ha senso. Riavviare l’attività soltanto per i locali sarebbe dura”, chiarisce. Per ora, si sta concentrando sul delivery a favore dei clienti affezionati, oltre che sulla manutenzione dell’albergo. Il tempo libero non manca, ma non è la stessa cosa “per chi è abituato a trascorrere molte ore al lavoro”. L’80% della sua clientela arriva dall’Austria “e la richiesta di chi abita a Tarvisio, nel mio caso, è limitata. Del resto, qui c’è tanta offerta ma poca domanda per un comune di 4.200 anime. Molti, inoltre, attendono ancora la cassa integrazione e di certo non hanno come priorità quella di uscire a pranzo o cena fuori. L’unica speranza è che si riaprano i confini, peccato soltanto che il premier austriaco, Sebastian Kurz, sembri “corto” di politica estera”.
Per fortuna qualcosa, almeno sul fronte dell’albergo, si muove: Baraldo Sano ha già ricevuto qualche richiesta di informazione per i mesi di luglio e agosto dall’Italia – Emilia Romagna, Veneto e Milano, per lo più -, anche se purtroppo le cancellazioni, soprattutto di tedeschi e austriaci, non mancano. “Noi dovremmo lavorare per promuovere il fatto che la nostra regione è stata tra le meno colpite dal coronavirus, potrebbe aiutarci sotto il profilo turistico. Spero ci sarà il giusto senso di responsabilità: a ripensare a un possibile ritorno al lockdown mi vengono le lacrime agli occhi”.
Intanto, il ristorante rimane per ora chiuso, delivery a parte, in attesa di tempi propizi. E come per altri imprenditori, anche per lui si pone il problema del prsonale. “In albergo ricominceremo io e mia moglie, al ristorante una persona oltre a noi. Ripartiremo step by step, per capire come si muovono le cose. Quando avrò la garanzia di poter lavorare in modo più intensivo e di poter così pagare puntualmente gli stipendi, allora vedremo quanti collaboratori potrò riassumere. Purtroppo non c’è prospettiva, si naviga a vista”. L’azienda contava su 7 dipendenti, tra fissi e stagionali. Come sarà l’estate di Tarvisio? “Se non si riapriranno i confini con l’estero – conclude Baraldo Sano – la località potrebbe spegnersi in poco tempo. Saranno, comunque, mesi durissimi: siamo tutti abituati a lavorare sodo, io da metà aprile a metà settembre ho sempre avuto tutte le camere piene. Per la normalità dovremo aspettare, così mi auguro, la stagione invernale”.
A Gemona, invece, ad annunciare la chiusura è Al Feralut. Il locale, sito in piazzetta Fantoni, non ripartirà. Nonostante l’impegno e l’energia messi dallo staff per organizzare eventi e serate a tema, molto apprezzate, l’avventura è giunta al capolinea. “Grazie a chi ha creduto in me, a chi mi ha sostenuto, sorretto, accompagnato in questa impresa, purtroppo le cose non vanno sempre come ci aspetteremmo, e dunque questa attività in cui ho messo il cuore deve chiudere – il messaggio social della titolare, Georgia Del Fabbro -. La crisi economica causata dall’emergenza coronavirus purtroppo mi ha portato a questa decisione definitiva. Mi scuso e ringrazio tutti i miei clienti affezionati”. Un addio pieno di sentimento: “Grazie per le attenzioni nei miei riguardi e della perfetta intesa raggiunta con le persone che hanno lavorato con me, segno di grande sensibilità. Meritate la mia gratitudine e la mia più sincera stima. Sono felice perché è nata una bella amicizia che durerà nel tempo. Porterò nel mio cuore tutte le risate fatte assieme. Porterò sempre con me il ricordo di questo anno passato a Gemona. Buona Vita – conclude Georgia – e sempre sorrisi e gioia a tutti voi!”. Tanti, sul territorio, si sono dispiaciuti per la decisione.
Getta la spugna anche l’Osteria Dal Barbe, di Udine. Un piccolo angolo sito in Vicolo Gorgo, laterale di via Poscolle, molto apprezzato da tanti avventori. Oggi, sul profilo social è comparso un post con poche parole: “Gli ultimi assembramenti del Barbe… Rip”. Il tutto, accompagnato da una foto in cui si vede l’attrezzatura smontata. “Ho preso la decisione per come si mettevano le cose. Dovevo stare qui per un periodo più lungo, fino a settembre, e poi trasferirmi. Cinque mesi con le restrizioni e le regole attuali sarebbero stati troppi. Così, ho fatto due conti e ho preferito chiudere”. A parlare è Luca Rizzi, gestore del “Barbe” da settembre 2019, ma volto noto in città per i suoi trascorsi al Retrogusto, al Quinto Recinto e in molti altri locali. “L’osteria è grande 40 metri quadrati, con i nuovi parametri come farei ad andare avanti?” chiede. Al momento, anche il futuro di Luca è tutto da scrivere e l’imprenditore sta valutando la strada da seguire. “Ho ricevuto i 600 euro di bonus, ma mi sono serviti per pagare le bollette” racconta. In compenso, è stato travolto “da un mare di solidarietà e dispiacere da parte dei clienti, che mi hanno chiamato ogni giorno. Con oggi abbiamo chiuso. Il futuro dei bar? Dipende anche da come si comporteranno i clienti – conclude Rizzi -. I locali sono un luogo di socializzazione e convivialità, per com’è la situazione ora non sono sereni né i baristi, né gli avventori”.
Quando si chiudono le porte di un locale, la tristezza è sempre tanta.