I due sono stati arrestati dai carabinieri dopo un finto scambio.
Nei giorni scorsi un imprenditore edile, titolare di una ditta con 20 dipendenti e con numerosi cantieri aperti a Trieste, ha denunciato ai Carabinieri di essere stato avvicinato da un soggetto che, presentandosi come emissario di una pericolosa banda criminale, chiedeva la consegna di 50.000 euro. L’uomo, che più volte ribadiva di essere solo un semplice intermediario, ha invitato insistentemente l’imprenditore a pagare perché, a suo dire, gli uomini che lo avevano inviato erano veramente pericolosi.
Contestualmente, la vittima, ha iniziato a ricevere sul proprio telefonino pesanti messaggi minatori con foto dei propri familiari ed anche l’immagine di una bomba molotov. Tali messaggi, provenienti da diverse utenze telefoniche anche straniere, hanno seriamente preoccupato l’imprenditore che immediatamente si è rivolto ai Carabinieri. Il Nucleo Investigativo, d’intesa con il Sostituto Procuratore Tripani della Procura della Repubblica di Trieste, ha quindi avviato un’attività di indagine condotta anche attraverso attività tecniche di intercettazione.
La strategia adottata è stata di temporeggiare sulla consegna per valutare l’entità reale della minaccia. Ad un primo tentativo di ridurre la cifra ad una più raggiungibile nei tempi ristretti che la banda aveva concesso, sono seguite altre minacce di morte per la vittima ed i suoi familiari. Successivamente l’accordo è stato fissato sulla cifra di 23.000 euro ma da pagare immediatamente, pena l’incremento ulteriore della somma e conseguenze negative.
Lo scambio.
Sempre d’intesa con la Procura, è stato uno scambio in una piazza centrale della città. Per la vittima viene predisposto un plico voluminoso e ben visibile ai militari appostati nei pressi del punto di incontro ad interdire tutte le possibili vie di fuga. Alla consegna si è presentato il sedicente intermediario che, ricevuto il plico, è stato immediatamente bloccato. Condotto presso il Comando Provinciale di via dell’Istria, sul suo telefonino sono stati acquisiti i messaggi che lo stesso aveva scambiato con il complice. L’attività investigativa ha permesso di individuare poco dopo anche quest’ultimo che, nel frattempo, aveva tempestato di chiamate la vittima per conoscere l’esito dello scambio.
Una volta localizzato è stato tratto in arresto unitamente all’intermediario i cui profili di partecipazione al reato erano divenuti di palese evidenza. I due sono stati associati al carcere del Coroneo mentre proseguono le indagini per chiarire compiutamente la vicenda ed individuare eventuali ulteriori complici.