La domanda dell’esame era sbagliata, aspirante avvocato vince il ricorso

Il ricorso al Tar dell’aspirante avvocato di Gorizia.

Potrà rifare la prima prova dell’esame di abilitazione una giovane aspirante avvocato di Gorizia, che ha fatto ricorso al Tar. La giovane si era infatti accorta di un errore nella formulazione del quesito della prima prova, che non era riuscita a superare.

Per la situazione di pandemia dell’epoca e le relative direttive, l’esame della sessione 2020 si era svolto a distanza, in videoconferenza e in via orale, anche se di solito è scritto. L’aspirante avvocato doveva risolvere un caso in tempo ridotto rispetto al normale: 30 minuti esaminarlo e altri 30 discuterlo con la Commissione. La consegna, però, era poco chiara in quanto non si capiva la linea difensiva che la candidata doveva assumere. Nello specifico, era ambigua la posizione giuridica dell’assistito in carico alla giovane, che infatti ha scambiato la posizione con quella dell’altra parte in processo.

Il ricorso.

La giovane, difesa dall’avvocato Alessandro Sgrazzutti, ha evidenziato come sia stato l’errore nella formulazione del quesito a compromettere la prova. Il ministero della Giustizia, difeso dall’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Trieste, ha sostenuto che lo sbaglio fosse un “lapsus calami”, ovvero un semplice errore di penna. Inoltre, il ministero ha fatto presente che la candidata non aveva fatto presente l’errore alla Commissione durante la prova.

Il Tar ha accolto il ricorso della giovane aspirante avvocato e del suo legale difensore. L’errore della Commissione è stato giudicato oggettivo, incontestabile e tale da compromettere la prova. La giovane candidata potrà quindi ripetere la prima prova.