Il dolore per la scomparsa di Tommaso Michielan.
Quando ho saputo della morte di Tommaso Michielan, solo sgomento ed indignazione hanno invaso la mia mente. Un giornalista, o apprendista tale, dovrebbe sempre mantenere la giusta distanza di fronte ad un fatto tragico seppur causale e fatale, ma non questa volta. Spogliandomi della maschera della terza persona, che separa l’uomo che scrive dal fatto raccontato, vorrei dedicare anche io il mio piccolo ricordo a Tommaso, che ho conosciuto quando facevo il fattorino per il ristorante dove lavorava a Tavagnacco. E dunque, approfittando forse in modo illegittimo di questo mezzo su cui riporto azioni, pensieri e reazioni, non mi rimane che unirmi al dolore dei famigliari, degli amici e di tutti i colleghi con cui anche io ho condiviso una periodo della mia vita, per la scomparsa di Tommaso. Una persona solare e sempre sorridente, con cui ho condiviso delle risate prima e durante i turni di lavoro.
Un ragazzo che salutava sempre e che sapeva trasformarsi da gran lavoratore a persona con cui stare in compagnia nel giro di pochissimi minuti. Il dolore lascia spesso un vuoto indelebile dentro le persone, così come sui volti: attoniti, perplessi, maledicenti il fato, Dio o qualsiasi altro pretesto si abbia. Quando muore un ragazzo si può solo che rimanere sbigottiti ed attoniti: chiudersi in sé stessi e chiedersi il motivo, se veramente questo ci sia. Perché alle volte chiedersi la causa non modifica le conseguenze e nemmeno il vuoto che ora Tommaso lascia in tutti. Ballerino, cameriere, amico, come dovremo mai ricordarlo? La riflessione che comporta il dolore è sufficiente a farci comprendere quanto importante debba essere la vita per sacrificarla ogni giorno in cose inutili? Ciao Tommaso, da parte mia che poco ti ho conosciuto, da parte di colleghi ed amici. Ciao da parte di tutti!