Positivo il saldo tra imprese iscritte e cessate nelle montagne del Friuli.
Nel 2021, per la prima volta dal 2006, è positivo il saldo fra imprese iscritte e cessate con sede nella montagna friulana: lo scorso anno chiude con un tasso di crescita del +1,32%, dopo quasi un quindicennio di segni meno.
È il dato che emerge dall’Osservatorio sulla montagna del Friuli Venezia Giulia che il Centro Studi della Camera di Commercio Pordenone-Udine produce periodicamente e che ha recentemente aggiornato. Lo studio prende in esame le imprese in 58 comuni montani della regione, tra Carnia, Canal del Ferro, Val Canale, la montagna pordenonese e altri: in tutto 4.588 imprese attive, concentrate per la maggior parte in Carnia (2.642), e con una percentuale di imprese artigiane sul totale delle imprese attive che supera di un punto la media regionale (31,9% contro il 30,9%). Sempre la Carnia risulta avere il valore più alto, ossia il 34,3%.
Nei comuni montani risulta più elevata anche la presenza di imprese femminili: sono il 26,4%, a fronte di una percentuale regionale che si ferma al 23,1%. In questo caso, il picco si tocca in Val Canale e Canal del Ferro, dove la quota di imprese guidate da donne sale addirittura al 30,1%. Anche le imprese under 35 superano la media regionale, pur restando sempre esigue in termini percentuali: 8,3% contro il 7,4% della regione intera.
Tornando alle iscrizioni-cessazioni, dall’analisi appare come gli anni del Covid abbiano in qualche modo rappresentato l’inversione di tendenza, con una crescita abbastanza significativa delle nuove imprese in montagna. Se infatti il 2019 ha segnato il tasso di crescita più basso dal 2008 (con un -1,94%), il saldo del 2020 evidenzia una perdita di 25 imprese (-0,43%), mentre come detto nel 2021 il saldo è stato addirittura di +62. Negli stessi anni (2019-2020 e 2021), le imprese nell’intera regione hanno totalizzato invece i saldi negativi in media del -0,7% in ogni annualità.
“Dovremo vedere come proseguiranno i prossimi anni – commenta il presidente dell’ente camerale Giovanni Da Pozzo –, ma pare comunque di per sé un buon segnale di vitalità, che speriamo possa confermarsi anche in futuro. Sicuramente il Covid ci ha in qualche modo ricordato l’importanza di avere economie di prossimità. Inoltre, il turismo interno, anche interno alla stessa regione, ha avuto una spinta importante che senza dubbio si è tradotta anche in nuove attività sul territorio montano. Resta da tenere però alta l’attenzione sui servizi e sulla rete, in modo da permettere alle imprese di insediarsi con qualità ed efficienza sui nostri territori montani. Il turismo in particolare, poi, è qui una ricchezza da coltivare al massimo e deve potersi esprimere in declinazioni slow e green con servizi di eccellenza. Confidiamo, a questo proposito, che il sostegno dimostrato dalla Regione alla formazione specializzata in tema di turismo e ospitalità possa produrre entro tempi relativamente brevi management e personale sempre più preparato, con la voglia e la capacità di cogliere la sfida di lavorare e fare impresa anche in montagna, offrendo idee e gestione di sempre più alta qualità”.
Tornando ai dati dell’Osservatorio montagna, se si guarda non solo alle sedi d’impresa, ma anche alle unità secondarie, le attive risultano 6.092, cresciute anch’esse e dell’1,8% (+109 unità) nel 2021 rispetto al 2019. Il commercio rappresenta il 20,4% del tessuto produttivo montano, seguono i servizi con il 19,8% e i servizi di ospitalità (alberghi, altre strutture ricettive, ristoranti) con il 17,1%. A seguire ancora il primario con il 15,7%, le costruzioni con il 14,2% e l’Industria con il 12,5%. Confrontando i valori del territorio montano con quelli della regione nel suo complesso, emerge che nell’area montana i servizi di ospitalità presentano un’incidenza quasi doppia rispetto a quella media regionale (17,1% contro 9,7%). Il valore percentuale più alto è quello della montagna pordenonese (21,1%) seguito a breve distanza da Canal del Ferro e Val Canale (20,2%), il più basso è quello relativo agli altri comuni montani dell’ex provincia di Udine (14,4%).
Tra il 2019 e il 2021 nei territori montani sono aumentate le localizzazioni attive nel settore primario (+86, +9,9%), nell’industria (+19, +2,6%) e nei servizi (+25, +2,1%), stabile il commercio (+0,0%). In lieve calo le costruzioni (-4, -0,5%) e i servizi di Ospitalità (-20, -1,9%). Per tutti i settori, tranne quello dei servizi, il dato nel periodo è in controtendenza rispetto a quello del Friuli Venezia Giulia nel suo complesso.