Sono inaccettabili le date di riapertura del Governo.
Per quanto riguarda il decreto del 26 aprile per la fase 2, Confcommercio Fvg non rimane in silenzio ed esprime tutto lo sconforto e la rabbia delle imprese friulane per le date di riapertura.
Il presidente della Confcommercio Fvg Giovanni Da Pozzo, a nome dei presidenti territoriali di Gorizia Gianluca Madriz, di Pordenone Alberto Marchiori e di Trieste Antonio Paoletti, trasmette lo sconcerto e la rabbia di migliaia di imprese che hanno accettato una lunga fase di “lockdown”, ma ora, davanti ai numeri sempre più ridotti del contagio in Fvg, trovano incomprensibile una previsione di riapertura, stando alle parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il 18 maggio per le attività commerciali e addirittura il 1 giugno per bar e ristoranti. “Il ritardo con cui si intende far riaprire negozi, pubblici esercizi e professioni del terziario è inaccettabile“, afferma Giovanni Da Pozzo.
“Il contesto oggi per quel che riguarda il Fvg – continua Da Pozzo – è quello di un territorio in cui, grazie alla buona gestione di Massimiliano Fedriga e del suo vice Riccardo Riccardi, e alla responsabilità dei cittadini, il contagio è sempre rimasto sotto controllo. Ci pare per questo insensato che venga negato alle nostre imprese di ritornare a lavorare, in tutta sicurezza e con ogni precauzione, come siamo pronti a fare”.
Confcommercio Fvg ha consegnato alla Regione le sue considerazioni sul protocollo sanitario per la riapertura. Ma quando di riapertura si tornerà a parlare, “il rischio è che tantissimi operatori, pensiamo soprattutto a quelli del turismo – conclude Da Pozzo – non saranno nelle condizioni di andare avanti”.
Per evitare uno scenario catastrofico, incalza Confcommercio Fvg, “facciamo appello al presidente Fedriga perché faccia valere a Roma le ragioni di un territorio che può e deve poter riaprire negozi e bar prima delle date fissate dal governo. Ci batteremo con ogni mezzo per evitare che l’incapacità della politica nazionale di prendere decisioni coraggiose e commisurate alla situazione sanitaria nelle diverse regioni si traduca in un disastro sociale ed economico di proporzioni gigantesche”.