Dopo il Decreto dell’8 marzo.
Anche in Friuli la socialità ha cambiato aspetto dopo gli ultimi sviluppi del coronavirus. Il decreto dell’8 marzo, riguardante le misure urgenti di contenimento del contagio, ha vietato qualsiasi spostamento da e verso la Lombardia e alcune province del Veneto e dell’Emilia Romagna, aumentando la possibilità che, nel caso di aumento dei contagiati, anche l’FVG debba chiudere le porte.
Azioni quotidiane a cui prima non si pensava nemmeno, come stringersi la mano per salutarsi o darsi i canonici baci sulle guance sono diventate gesti malvisti. La diffidenza nei confronti degli altri sta crescendo a dismisura, il consiglio è quello di restare in casa.
Per questo, tutti gli eventi pubblici sono stati cancellati, i musei e le mostre chiusi insieme ai cinema, ai teatri, alle palestre. Nei bar bisogna mantenere le distanze gli uni dagli altri di almeno un metro. Alcuni locali hanno addirittura appeso cartelli per segnalare le ultime misure di sicurezza emanate dal governo. Gli eventi sportivi sono stati soppressi, o si svolgeranno a porte chiuse.
Ci si incontra soprattutto nei supermercati, fare la spesa è una delle poche azioni per cui sembra essere “concesso” o perlomeno consigliabile uscire, ma anche qui gli incontri sono brevi, privi di qualsiasi forma di affetto reciproco. Si parla di un unico tema, il Friuli è al confine delle zone rosse, molti hanno amici e parenti che vivono al di là, in altre regioni e la preoccupazione, almeno per ora, non accenna a diminuire.