Continuano gli arrivi di migranti in Fvg.
Sempre più in difficoltà. In Friuli la gestione dell’arrivo dei migranti sta mandando in crisi l’intero territorio. Il problema dell’accoglienza, visto che le strutture per ospitare i richiedenti asilo – dall’ex Cavarzerani di Udine al seminario di Castellerio, fino alla caserma Meloni di Coccau – sono al limite e forse anche oltre, diventa sempre più spinoso.
È notizia di oggi il rintraccio, nella zona di Gonars, di 26 migranti afghani stipati dentro un camper. Quasi tutti erano minorenni. Già, Gonars: proprio la Bassa Friulana, per ammissione della Polizia, è uno dei nuovi punti “caldi” dello sbarco. Le attenzioni dei criminali che si occupano del traffico di persone sembrano essersi focalizzate proprio qui, negli ultimi tempi.
Non a caso il sindaco di Gonars, Ivan Boemo, ha voluto coinvolgere i concittadini in un’iniziativa di controllo del territorio in orario notturno – se volete chiamatele ronde – proprio perché stremato dai continui arrivi nel suo comune. Ha fatto di più: ieri si è messo al volante del furgone comunale, in compagnia di cinque migranti minorenni, per andare a Roma a protestare contro il governo. Il suo viaggio si è fermato a Bologna, dove i ragazzi hanno trovato posto in un centro di accoglienza.
Anche in montagna divampano le polemiche, con il leghista Stefano Mazzolini, vicepresidente del Consiglio regionale, che ha tuonato contro l’arrivo dei profughi nell’ex caserma Meloni di Coccau. Sarebbe pronta anche una manifestazione di protesta davanti alla struttura. Nel mirino c’è lo Stato che non presidia i confini e invia migranti in una località turistica nel bel mezzo della stagione estiva. Spostandoci di pochi chilometri, pochi giorni fa 8 migranti (sui 16 appena arrivati) hanno fatto perdere le proprie tracce a Pontebba approfittando della mancata sorveglianza della struttura nella quale si trovavano. Alla vicenda è seguito un mare di polemiche.
E mentre le strutture e i comuni sono al collasso, i migranti continuano ad arrivare. E molti lanciano l’allarme per il problema della salute pubblica, visto che il coronavirus è tutt’altro che alle spalle. La rotta balcanica non conosce soste. E il Friuli è sempre più dentro l’emergenza.