Le indagini sul caso del cadavere trovato ieri lungo la superstrada.
Non ci sarebbero segni di tortura sul cadavere ritrovato ieri lungo la superstrada, sulla Grande Viabilità Triestina poco prima dello svincolo di Valmaura: le indagini, quindi, proseguono, ma per ora gli elementi raccolti sembrerebbero escludere l’omicidio.
E’ stata la stessa Procura di Trieste, in una nota firmata dal procuratore capo Antonio De Nicolo, a rilasciare una nota, per fare un po’ di chiarezza sulla vicenda. “La pattuglia dell’Arma giunta immediatamente sul posto – cita la nota – ha appurato l’effettiva presenza di un cadavere appeso al parapetto di protezione. Il corpo presentava mani e piedi legati e una benda che copriva buona parte del volto”. Sia la benda, sia la legatura delle mani erano state fatte con una camicia mentre i piedi erano legati col nastro adesivo.
“L’ispezione – continua il procuratore -, non ha fatto emergere sul corpo alcun segno di tortura né di violenza. Le lesioni alla testa sono lesioni post mortem, conseguenti ai fisiologici fenomeni putrefattivi”. La morte risale ad un periodo tra le 36 e le 48 ore prima del ritrovamento.
Chi è la vittima.
Sul cadavere sono stati trovati documenti tra cui quello rilasciato lo scorso 10 settembre da un medico della Donk Humanitarian Medicine che diagnosticava una “sindrome ansiosa e depressiva e prescriveva la necessità di una visita psichiatrica”.
Tra i documenti, è stata rinvenuta anche una denuncia di smarrimento relativa al permesso di soggiorno e alla carta d’identità nonché al passaporto rilasciato dalla Repubblica Islamica dell’Iran. Tutti a nome B.K, nato a Teheran nel 1968, a Trieste senza fissa dimora. “Le indagini – conclude la nota – mirano ad appurare la dinamica del decesso, in ordine alla quale ora è prematura qualunque ipotesi. Va peraltro sottolineato che gli elementi finora emersi non sono in alcun modo indicativi di un decesso dovuto all’opera di terzi”.