L’uomo era gravato dal divieto di avvicinamento all’ex compagna e alla madre della donna.
La sera del 20 agosto un equipaggio della Squadra Volante è intervenuto in zona San Domenico a Udine, dove un cittadino egiziano di 35 anni, regolarmente residente in Italia, gravato dall’obbligo di non avvicinarsi alla abitazione dell’ex compagna e della madre di quest’ultima, rimanendo almeno a 500 metri dal luogo, si è presentato sotto casa minacciandola.
Si tratta di una misura cautelare disposta dal GIP di Udine nell’ambito di un procedimento in corso per reati in tema di violenza domestica. Questo tipo di misura è volta a tutelare l’incolumità delle persone vittime di determinati reati, preservandole da contatti ravvicinati con chi è indiziato di aver commessi in loro danno ed obbligano la persona sottoposta a non avvicinarsi alle persone protette da questa misura, alle loro abitazioni ed ai luoghi abitualmente frequentati dalle stesse, sia lavorativi che di svago.
Quella sera l’uomo, incurante del divieto impostogli e di essere munito del braccialetto elettronico, seppur per pochi minuti, è entrato nell’area interdetta minacciando la vittima e poi ad allontanandosi prima dell’arrivo della Volante.
Gli agenti non sono riusciti a rintracciare immediatamente il soggetto, neanche presso l’abitazione, ma ciò non ha precluso la possibilità di perseguire la sua azione, in quanto è stata accertata la sua presenza nell’area interdetta e proprio nella zona di residenza dell’ex compagna.
E’ stato rintracciato nelle ore successive, addebitandogli senza dubbio la violazione del divieto che prevede l’arresto obbligatorio, in virtù dell’introduzione di recenti modifiche al codice di procedura penale del novembre 2023, che hanno introdotto il concetto di flagranza differita, valida per determinati reati in tema di violenza domestica.
La normativa permette di considerare in stato di flagranza colui che viene rintracciato dalle forze dell’ordine entro 48 ore dal momento in cui è stato commesso o accertato il reato, qualora ciò sia dimostrabile con una prova video o altra documentazione ottenuta con sistemi informatici o telematici, come il braccialetto elettronico, che in questo caso era in carico al server gestito dai carabinieri di Udine. Il GIP di Udine ha convalidato l’arresto ed accolto la richiesta del P.M. di custodia cautelare in carcere.