Il bimbo morì dopo il parto, la ginecologa dovrà risarcire l’ospedale

Sentenza della Corte dei conti del Friuli: la ginecologa dovrà risarcire l’ospedale.

Era il novembre del 2006, la ginecologa che doveva gestire il parto presso l’ospedale di Latisana “commise degli errori sia nella gestione del parto che nella valutazione delle condizioni del feto”, e il bimbo morì immediatamente dopo la nascita. E ora per la Corte dei conti del Friuli dovrà risarcire l’ospedale. Ma non può essere considerata l’unica responsabile dell’accaduto, nonostante la sua condotta sia stata definita “gravemente colposa”. Prima del suo arrivo in sala, il personale ostetrico avrebbe infatti dovuto evidenziare la criticità del caso, e l’Azienda per i servizi sanitari avrebbe dovuto prevedere la presenza di un secondo medico, data la scarsa esperienza professionale della dottoressa.

La Corte dei conti del Friuli Venezia Giulia ha così condannato la ginecologa a pagare all’Azienda regionale di coordinamento per la salute (Arcs) la somma di 100mila euro per i suoi errori, ma non in misura tale da coprire completamente gli esborsi sostenuti dall’amministrazione sanitaria per risarcire i genitori del danno subito.

In precedenza la parte penale della vicenda giudiziaria si era conclusa con un’assoluzione in appello, mentre il procedimento civile è ancora in corso: un altro fronte contabile è stato aperto per verificare la responsabilità amministrativa della ginecologa per gli importi versati dall’Azienda sanitaria per effetto della sentenza del 2018, in cui si accertò la sua “piena ed esclusiva responsabilità in ordine alla causazione della morte”.

Il collegio giudicante ha riconosciuto la diretta responsabilità della dottoressa nella morte del bambino a causa delle sue “scelte, omissioni, ritardi ed erronee valutazioni”. Tuttavia, ha anche mitigato le conseguenze economiche per la ginecologa, ritenendo che la sua scarsa esperienza fosse nota all’amministrazione sanitaria, che avrebbe dovuto prevedere la presenza di un secondo medico in casi del genere. Inoltre, il personale ostetrico avrebbe potuto sollecitare prima l’attenzione della ginecologa, permettendole di “effettuare scelte operative più appropriate”.