L’autopsia su Mattia Cossettini, morto durante la vacanza in Egitto: nessun tumore al cervello

L’autopsia su Mattia Cossettini ha chiarito che la causa della morte è stata un’emorragia cerebrale provocata da un aneurisma.

L’esito dell’autopsia effettuata dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Udine ha definitivamente chiarito le cause della tragica morte di Mattia Cossettini, il bambino di 9 anni deceduto improvvisamente mentre si trovava in vacanza con la famiglia a Marsa Alam, in Egitto. Il piccolo non aveva né un tumore al cervello né una polmonite batterica, come erroneamente diagnosticato dalla Direzione Sanitaria del Mar Rosso. La causa del decesso è stata un’emorragia cerebrale provocata da un aneurisma, senza la presenza di altre patologie concomitanti.

Il dramma durante l’escursione

Mattia era in vacanza con la famiglia e fino alla fatidica escursione in barca non aveva mostrato alcun sintomo preoccupante. Era un bambino allegro e pieno di vita. Purtroppo, nel momento in cui ha iniziato a sentirsi male, non è stato possibile chiamare o ricevere soccorsi tempestivi. Secondo i genitori, la situazione è stata inizialmente sottovalutata, e la diagnosi errata dell’ospedale governativo di Marsa Alam ha ulteriormente compromesso le possibilità di intervento.

Errori e ritardi fatali

Una volta arrivato in ospedale, Mattia è stato sottoposto a una TC, ma i medici egiziani hanno frainteso le immagini e ipotizzato diverse patologie, dal diabete alla broncopolmonite, fino al Covid-19, nonostante il bambino non presentasse sintomi respiratori evidenti. In mancanza di attrezzature adeguate, non è stato eseguito alcun intervento mirato e Mattia è stato lasciato su una lettiga, senza cure specifiche, mentre i genitori tentavano disperatamente di organizzare un trasferimento in un’altra struttura.

Una sanità inadeguata per una zona turistica

La tragedia di Mattia ha riportato alla luce una problematica seria: la mancanza di strutture sanitarie attrezzate nel Mar Rosso, nonostante l’area sia una delle mete turistiche più frequentate dagli italiani. Il primo ospedale attrezzato si trova a circa tre ore di auto, e non esistono mezzi di trasporto rapidi per i casi di emergenza.

Secondo i familiari, basterebbe un piccolo contributo economico da parte dei numerosi resort della zona per migliorare l’assistenza sanitaria, magari realizzando un eliporto per trasferimenti urgenti o investendo nella telemedicina per consentire refertazioni a distanza.

La famiglia di Mattia, distrutta dal dolore, spera che questa tragedia possa servire da monito per sensibilizzare il governo egiziano e le autorità competenti sulla necessità di migliorare la gestione delle emergenze sanitarie in una zona che accoglie ogni anno milioni di turisti.