La nuova strategia per gli anziani non autosufficienti in Friuli.
Il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni più vecchie d’Italia. Proprio per questo motivo, rischiando di trovarsi a carico, in pochi anni, 100 mila persone non in grado di vivere in autonomia, è necessario rivedere il modello dell’assistenza che risulta essere aggiornato a 25 anni fa. E’ questo in sintesi quanto affermato dal vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla salute ed alle politiche sociali, Riccardo Riccardi, durante il convegno “Arte della Cura che si è svolto a Cordenons.
“Le risorse investite dalla Regione – ha evidenziato Riccardi – sono ingenti: quasi 83 milioni quest’anno per la residenzialità e semiresidenzialità per gli anziani non autosufficienti (con un incremento dal 2017 di circa 16 milioni); quasi 45 milioni per i contributi alle famiglie che assistono le persone non autosufficienti a domicilio oltre ai servizi domiciliari di Comuni e distretti sanitari”.
Ricordando che nel 2017 il Friuli Venezia Giulia ha registrato 8.132 nati e 14.517 morti e che l’indice di dipendenza strutturale, dato dal rapporto tra le persone che non lavorano rispetto a quelle che lavorano, è del 61,6 per cento, Riccardi, ha rilevato che “uno sguardo veritiero sulla realtà richiede di elaborare un modello di assistenza in cui, accanto alla prevenzione, siano coprotagonisti il volontariato e l’impresa sociale”.
Secondo il vicegovernatore, “vanno superati una visione ospedalocentrica sui temi della cronicità e il principio della standardizzazione dell’assistenza, basata su requisiti edilizi. Occorre – ha proseguito – riaffermare un principio di sussidiarietà, favorendo alleanze locali e nuove sperimentazioni che consentano alle persone anziane di continuare a vivere in contesti abitativi familiari anche quando le proprie autonomie si sono ridotte”.