Dal primo gennaio 2023 la Croazia entra nell’area Schengen.
L’entrata della Croazia in area Schengen e nell’Euro, dal primo gennaio 2023, è una svolta storica per il Friuli Venezia Giulia, il Litorale sloveno e l’Istria croata. A brindare all’evento venerdì sul valico di frontiera croato-sloveno di Dragonja-Kastel si sono incontrati i sindacati italiani (Cgil, Cisl, Uil), sloveni (Zsss, Ks90) e croati (Sssh) riuniti nei due Consigli sindacali interregionali (Csir) Italo-Croato Alto Adriatico, e Nord Est Friuli Venezia Giulia-Slovenia.
“Oltre a sottolineare il momento storico della caduta dei confini tra i nostri Paesi e il ripristino dell’unità pacifica che questa area geografica perse oltre un secolo fa – spiega Michele Berti, presidente del Csir Alto Adriatico, e capo del Dipartimento internazionale UIL Fvg -, intendo in particolar modo richiamare l’attenzione sulla semplificazione degli spostamenti quotidiani, di cui beneficeranno i lavoratori frontalieri che si muovono nell’area a cavallo tra Italia, Slovenia e Croazia. Il venir meno dei controlli alla frontiera, infatti, consentirà loro di raggiungere i rispettivi luoghi di lavoro in tempi ragionevoli e, soprattutto durante il periodo estivo, senza dover sottostare ad attese lunghe e pesanti, condizionate dall’usuale massiccio afflusso turistico”, sottolinea.
“Questa è l’Unione europea che vogliamo – continua Berti -, ed è ora il momento di irrobustire e conformare alla normativa comunitaria quel quadro giuridico, ancora non sufficientemente implementato tra Italia, Slovenia e Croazia e quindi incerto e discriminatorio, che ancora troppo spesso non incoraggia l’emersione dal sommerso dei rapporti di lavoro di tali persone”. Secondo uno studio dell’Università di Trieste, oltre 10mila lavoratori frontalieri (croati, sloveni e austriaci) attraversano quotidianamente per lavoro i confini tra Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Istria, il 90% lavora senza un contratto regolare.
“Per entrare nell’area Schengen – spiega segretario istriano del sindacato croato Sssh, Slobodan Kapor -, la Croazia ha modificato circa 75 leggi. Purtroppo nessuna riguardava la definizione dei diritti dei lavoratori frontalieri. Quindi auspichiamo che questo tema possa presto arrivare all’ordine del giorno tra Croazia, Slovenia e Italia, e che questo momento storico possa essere sfruttato per risolvere questioni come previdenza, welfare, indennità di disoccupazione, e la doppia tassazione perché il lavoro delle persone in altri paesi sia finalmente libero e senza limitazioni”, conclude.