La Messa dello Spadone a Cividale.
“La Messa dello Spadone è una delle più belle tradizioni friulane, che affonda le sue origini nei secoli, al tempo del Patriarcato di Aquileia e non si è mai interrotta nonostante ogni forma di avversità. È una cerimonia bella e piena di fascino ma anche una proposta culturale che eleva Cividale e un’occasione che consente di trovare delle suggestioni nel passato adatte alla società contemporanea e utili per impostare una visione futura della nostra regione. Conserviamo nel cuore la nostra terra e immaginiamo delle occasioni di nuova ricostruzione”. Lo ha affermato il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Cultura Mario Anzil a margine della cerimonia della “Messa dello Spadone” che si celebra il giorno dell’Epifania nel duomo di Cividale del Friuli.
Le avverse condizioni metereologiche hanno fatto decidere gli organizzatori per l’annullamento della rievocazione che al termine della celebrazione religiosa coinvolge tradizionalmente oltre duecentocinquanta figuranti in costumi d’epoca. I volontari della Protezione civile regionale hanno garantito l’assistenza per tutti gli altri eventi collaterali previsti per la giornata.
“Anche senza la sfilata la ‘Messa dello Spadone’ resta un rito liturgico oltremodo suggestivo, che dimostra di saper conciliare la storia con un’offerta di impronta contemporanea per divertire, appassionare, incuriosire e anche istruire il visitatore che qui può trovare tante opportunità di scoperta e crescita”, ha commentato Anzil.
Nel tempo diversi storici hanno cercato l’origine di questa antica cerimonia con diverse interpretazioni: l’appellativo “dello spadone” deriva dal fatto che, durante la cerimonia liturgica, fa la sua comparsa una spada, appartenuta a Marquardo di Randeck, patriarca dal 1366 al 1381, che il diacono usa, in diversi momenti, sollevandola e fendendo l’aria in segno di saluto o benedizione, quando si rivolge al clero disposto nel coro e ai fedeli. La tesi più accreditata interpreta la cerimonia con doppio significato liturgico e politico, in quanto celebrata dal Patriarca, anche uomo d’arma in quanto deteneva il potere temporale di un vasto territorio, all’atto del suo insediamento.
Il vicegovernatore, accolto dal sindaco Daniela Bernardi, ha preso parte alla Messa concelebrata dall’arciprete Livio Carlino con un’omelia che ha invitato a coltivare la speranza per risolvere le angosciose e tristi realtà del mondo, facendo risuonare il profondo silenzio che invita a scoprire segni di conforto.
Il diacono Assosolm Dominique Mandjami, con in testa l’elmo piumato, ha impugnato la spada con la destra vibrando tre colpi in aria in segno di saluto e sorretto l’evangeliario, codice del XV secolo, appoggiato al petto con la sinistra. Ad accompagnare la liturgia, con l’epistola cantata dal suddiacono in antica melodia aquileiense, è stato il coro “Antonio Foraboschi”.