lo spettacolo “Maçalizi – Il dio del massacro” a Mittelfest.
Sarà presentato in prima assoluta a Mittelfest, il 29 e 30 luglio, lo spettacolo “Maçalizi – Il dio del massacro”. Due le rappresentazioni, alle 19.00 e alle 21.30, in programma a Cividale, al Chiostro di San Francesco (dentro la Chiesa di San Francesco, in caso di maltempo).
La commedia della drammaturga francese Yasmina Reza “Le Dieu du Carnage”, in italiano “Il dio del massacro”, resa celebre nel 2011 dal film “Carnage” di Roman Polanski, in occasione della XXXI edizione del festival diventa “Maçalizi”, titolo della versione in lingua friulana tradotta da William Cisilino e Michele Calligaris.
Lo spettacolo, un’iniziativa ARLeF – Agenzia Regionale per la lingua friulana, CSS Teatro stabile di innovazione FVG e Mittelfest 2022, racconta del confronto/scontro tra due famiglie all’interno di un contesto borghese.
In scena saranno Fabiano Fantini, Massimo Somaglino, Aida Talliente e Rita Maffei – anche regista a quattro mani con Fabrizio Arcuri. La storia è quella di due famiglie che si riuniscono in un tinello per appianare la lite violenta tra i rispettivi figli. Presto, questo incontro riappacificatore si trasformerà in uno scontro esplosivo.
La dinamica di tensione crescente che si crea fra i personaggi si rispecchia nell’evoluzione delle parole. All’inizio l’italiano maschera, da lingua astratta della convenzione, i sentimenti più veri e profondi, che emergono via via con il friulano, che finisce così per rivelarsi la lingua degli istinti più autentici.
Le buone maniere, la tolleranza, il rispetto dei punti di vista, il politically correct, la stessa moralità, lasciano spazio a sentimenti di pancia più maligni e spietati, smascherando “il dio del massacro” che può annidarsi dentro ognuno di noi. Il tinello sarà ricreato, al centro, in una teca/gabbia di vetro: gli spettatori siederanno tutti intorno a osservare la scena, come degli studiosi in un teatro anatomico.
“Le Dieu du carnage – sottolinea William Cisilino, direttore ARLeF – affonda i suoi coltelli nella carne viva della civiltà borghese riportando al reale-teatrale ciò che Luis Buñuel aveva reso in chiave surreale-cinematografica. Ma, in questa trasposizione friulana, non abbiamo più scuse per fingerci osservatori di un mondo che non ci appartiene: in scena siamo noi a dissimulare, noi a dimenarci, noi a disperarci. Ed è la lingua friulana a ricordarcelo continuamente.”