Liste d’attesa negli ospedali e situazione delle sanità: le proteste in Friuli.
Non solo celebrazioni per l’Epifania: la Messa del Tallero a Gemona e la Messa dello Spadone a Cividale, sono anche state occasioni per ribadire le battaglie per il diritto alla salute portate avanti dai comitati di cittadini: da un lato, con le proteste per le lunghe liste d’attesa, dall’altro con quelle per la difesa degli ospedali locali.
Nella città ducale, ieri è andato in scena un flash mob organizzato dai comitati “Io voglio l’ospedale a Cividale” e “Tutela della Salute nelle Valli del Natisone“, cui hanno partecipato anche consiglieri comunali di San Leonardo Civica e la consigliera regionale Simona Liguori (Civica Fvg).
L’iniziativa ha voluto accendere i riflettori sulle difficoltà che i cittadini di queste aree incontrano nell’accedere ai servizi sanitari per le criticità delle liste di attesa che spingono gli utenti spesso con disabilità e malattie croniche a continue migrazioni sanitarie in territori distanti. Durante l’evento, i partecipanti hanno ribadito la necessità di preservare e potenziare l’offerta sanitaria nel territorio, evidenziando l’importanza di garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione geografica, un accesso equo alle cure e all’assistenza. Il flash mob rappresenta un chiaro appello alle istituzioni regionali affinché venga tutelato il fondamentale diritto alla salute per le comunità del Cividalese e delle Valli del Natisone.
Una protesta simile è stata organizzata anche a Gemona dove i comitati chiedono risposte sull’ospedale della cittadina: “Quando sarà operativo il reparto di riabilitazione cardiologica e neurologica al San Michele, collegato al Gervasutta e previsto nella legge di riforma sanitaria Fedriga/Riccardi del 2019?” chiedono i cittadini.
Le proteste dei comitati riguardano anche la prevista casa della comunità in realizzazione in Ospedale che sarà operativa nel 2026: “Ma con quale personale? In aggiunta, visto che in ospedale è prevista l’attivazione di un reparto post acuzie mediche e chirurgiche, a che punto siamo e soprattutto con il personale necessario al suo funzionamento? Per ora funziona sola la Rsa”.