La morte di Gianni Cergol, speleologo del Soccorso alpino.
Il mondo della montagna piange “Giannetti”. Così era soprannominato Gianni Cergol, il forte alpinista sportivo triestino scomparso due giorni fa a causa di un malore durante un’immersione nella baia di Sistiana. Proprio oggi avrebbe compiuto 38 anni.
Cergol era anche un appassionato speleologo del Soccorso alpino Cnsas Fvg, nel quale era entrato nel 2006. “Un sorriso contagioso. Era entusiasta, espansivo, un gran chiacchierone: aveva sempre voglia di imparare”: così lo ricordano i colleghi.
Come speleologo è stato attivo anche nelle montagne del Friuli, soprattutto nel gruppo del Canin. Qui nel 1998 ha scoperto l’impegnativo “Abisso del Pero”, dedicato al padre Luciano, detto “El Pero”, forte alpinista caduto sul Monte Cimone nel 1987. Nell’ottobre del 2000 con altri speleologi ha contribuito alla scoperta della giunzione tra il Bus d’Ajer e il complesso del Col delle Erbe e dal 2016 vi ha scoperto ulteriori giunzioni che hanno portato alla realizzazione del complesso carsico del Canin, attualmente il più lungo d’Italia.
“Era un bravo esploratore, non solo perché era tecnico, ma in qualche modo aveva la geografia delle grotte nella testa. Sapeva trasmettere la sua passione, ci metteva tanto tanto entusiasmo”, ricorda chi ha vissuto tanti momenti in grotta con lui. E anche a livello internazionale sono arrivati accorati messaggi di cordoglio da diversi gruppi di speleologi con cui aveva lavorato. Lascia la moglie Cristina e un figlio di sei mesi.