Il monitoraggio del ghiacciaio del Montasio.
Una riduzione di 34 metri di spessore rispetto agli anni ’80, con una perdita media di almeno un metro l’anno e uno spessore medio che è passato dai 15 metri del 2013 agli attuali dieci metri. Questi, in estrema sintesi, i risultati del monitoraggio effettuato nella sesta ed ultima tappa della Carovana dei Ghiacciai 2020 di Legambiente sul Ghiacciaio Occidentale del Montasio, il più basso dei ghiacciai dell’arco alpino. Un bilancio che, tra il 2016 e il 2019 , risulta comunque meno negativo rispetto alla gran parte dei ghiacciai alpini in virtù delle sovrastanti pareti dello Jôf di Montasio che ombreggiano il ghiacciaio e sono caratterizzate da una conformazione ad imbuto che lo alimentano con accumuli di neve conseguenza di eventi valanghivi.
La Carovana dei Ghiacciai è la nuova campagna di Legambiente, realizzata con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) e con partner principale Sammontana e partner sostenitore FRoSTA, che dal 17 agosto al 4 settembre ha monitorato lo stato di salute dei più importanti ghiacciai alpini per sensibilizzare le persone sugli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo sull’ambiente glaciale alpino.
“Il ghiacciaio del Montasio Occidentale, osservato nell’ultima tappa di Carovana è un bell’esempio di resilienza ai cambiamenti climatici – ha dichiarato Vanda Bonardo responsabile Alpi Legambiente -. E’ il ghiacciaio più basso in quota delle Alpi tuttavia, seppur in sofferenza, riesce a sopravvivere agli aumenti di temperatura. Il Montasio, reso forte dalla sua particolare collocazione spaziale, con le pareti che lo proteggono dalla radiazione solare diretta è quasi un paradigma di come la natura riesca a reagire alle perturbazioni. In questo senso assume un valore simbolico, un messaggio di resilienza per noi umani poiché la crisi climatica non è solo una sfida alla sopravvivenza, ma anche una fonte di opportunità e di nuove idee. Richiama l’attenzione alle questioni specifiche delle Alpi e dell’intero Paese su aspetti riguardanti: risorse, competenze, beni comuni, ecosistemi con la loro adattabilità e la loro capacità di ripristino. Nuove e vecchie potenzialità su cui tutti quanti siamo chiamati a lavorare”.
Il Ghiacciaio Occidentale del Montasio, con la quota media di 1910 metri, è il più basso dell’arco alpino. Secondo i dati discussi durante il sopralluogo effettuato con gli operatori glaciologici guidati da Federico Cazorzi dell’Università di Udine, attualmente il ghiacciaio copre un’area di circa sette ettari, con un volume stimabile in un milione di metri cubi. Storicamente era ritenuto un nevaio o un glacionevato ma, attorno al 1920, gli studi di Ardito Desio (eminente geologo e glaciologo di origini friulane) riconobbero la sua reale natura di ghiacciaio, che permane tuttora, come dimostrano i recenti rilevamenti effettuati tramite fotogrammetria di precisione.
“La tappa conclusiva della Carovana dei ghiacciai ha dimostrato l’importanza dell’attività degli operatori glaciologici che integrano le tradizionali osservazioni sul terreno con i monitoraggi tecnologici – ha dichiarato Marco Giardino, segretario del Comitato Glaciologico Italiano -. In particolare, sul piccolo ghiacciaio del Montasio, la rilettura sul lungo periodo del patrimonio di dati d’archivio (fotografie e descrizioni delle campagne annuali), confrontate con i dati numerici dei rilievi topografici di precisione (fotogrammetria da terra e da drone) hanno chiarito i meccanismi di alimentazione del ghiacciaio e la sua dinamica evolutiva superficiale. Interpretazioni estrapolabili ad altre masse glaciali simili ed utilizzabili anche per chiarire gli scenari futuri degli ambienti circostanti ai ghiacciai. Tutti questi risultati confermano l’importanza delle campagne glaciologiche annuali che il Comitato Glaciologico Italiano coordina sin dal 1914 sul territorio italiano”.
Le sovrastanti pareti dello Jôf di Montasio sono caratterizzate da una conformazione ad imbuto che favorisce un notevole accumulo di neve da valanga, rendendo il Montasio un ghiacciaio ad alimentazione prettamente valanghiva. La parete nord dello Jôf di Montasio ombreggia il ghiacciaio nelle ore estive più calde del giorno, proteggendolo dalla radiazione diretta e dando origine allo strato di detrito di copertura della zona basale del ghiacciaio che funge da isolante termico.
Rilievi eseguiti tra il 2006 e il 2019 hanno evidenziato come, proprio grazie a queste caratteristiche, il ghiacciaio abbia avuto un bilancio meno negativo rispetto a gran parte dei ghiacciai alpini, nonostante la quota estremamente bassa.
Si può quindi affermare che il ghiacciaio Occidentale del Montasio è un esempio di possibile evoluzione futura di molti piccoli ghiacciai alpini soggetti ad alimentazione valanghiva e progressivamente ricoperti di detrito, tipici ad esempio delle Dolomiti, in uno scenario futuro di aumento delle temperature.