Quest’anno ricorrono i trent’anni dalle proteste della comunità.
Correva l’anno 1989: un progetto regionale voleva stabilire a Caneva di Tolmezzo una nuova discarica, stabilendo il luogo preciso dove creare l’impianto. La reazione della comunità locale fu immediata: opposizione totale, supportata da lì a poco anche dall’amministrazione comunale. Iniziò così un periodo di battaglie, che portarono a uno dei primi esperimenti di raccolta differenziata in regione.
“Per la prima volta, si sperimentò la separazione dei rifiuti in modo autogestito” ricorda Marco Lepre, presidente di Legambiente Carnia. Non si trattò soltanto di disporre alcune campane per il vetro e per la carta, ma un sistema molto più articolato che riguardava anche metalli, plastiche, e rifiuti organici. “La popolazione di Caneva – ricorda ancora Lepre – voleva dimostrare che, facendo la differenziata, non servivano le discariche”.
All’epoca, il dirigente di Legambiente era all’interno dell’amministrazione comunale e visse quella battaglia dal lato delle istituzioni. Lui e tanti altri assistettero al taglio della pineta da parte della Comunità montana, che avrebbe dovuto far spazio all’impianto, ma grazie all’iniziativa dei cittadini si riuscì a bloccare il progetto. Questo avrebbe dovuto supportare l’impianto di Villa Santina, all’epoca già riempita, ma il Tar cancellò i decreti di autorizzazione della Regione.
Oggi lì vicino ci passa la pista ciclabile, con il bosco che si è ripreso il proprio spazio. “Da quell’esperienza – conclude Lepre – tutti hanno iniziato a ragionare in termini di raccolta differenziata dei rifiuti. Prima di allora, le immondizie venivano mischiate e si doveva consumare molta energia elettrica per separarli”. L’auspicio, a tre decenni di distanza, è che questo capitolo di storia non vada dimenticato.