L’Isis “Paschini-Linussio” ha partecipato ad un progetto della Comunità internazionale.
Durante i mesi di aprile e maggio, l’Isis “Paschini-Linussio” di Tolmezzo ha ospitato, per sei settimane, un giovane volontario dello Sri Lanka, inviato dall’associazione “Aiesec” di Trieste, nell’ambito del Progetto di educazione alla diversità ed al multiculturalismo, “Educhange”.
Adnan Basheer, protagonista dell’iniziativa, è uno studente di ingegneria e, durante il soggiorno carnico, è stato ospite della famiglia di un allievo della Classe Terza A del Liceo delle Scienze umane.
I suoi interventi, fino a 25 ore settimanali in compresenza, hanno consentito all’istituto scolastico di Tolmezzo di potenziare, in più classi, il proprio Progetto “Clil” (Content and Language Integrated Learning) per la veicolazione di contenuti didattici in una lingua straniera, al fine di favorire sia l’acquisizione di conoscenze disciplinari sia l’apprendimento delle lingue. Oltre all’Inglese, Basheer conosce le lingue Singalese, Tamil, Gujarati e Hindi.
Con i suoi efficaci interventi, il volontario dello Sri Lanka ha offerto agli studenti dell’Isis “Paschini-Linussio” la possibilità di confrontarsi con l’“Agenda 2030” delle Nazione Unite, che definisce gli obiettivi della Comunità internazionale per la trasformazione del mondo attraverso lo “Sviluppo sostenibile”, oltre a permettere loro di approfondire la conoscenza del suo Paese d’origine.
Al termine dell’esperienza, abbiamo intervistato Adnan Basheer.
Puoi spiegarci in poche parole in cosa consiste il tuo Progetto di volontariato e per quali motivi hai scelto di aderirvi?
Il Progetto in cui sono coinvolto riguarda gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite. Il mio attuale lavoro è rivolto all’Obiettivo numero 4, sulla qualità dell’istruzione. Ho scelto questo progetto perché sono convinto che ogni persona abbia il diritto fondamentale di accedere all’istruzione e ritengo per me un un privilegio poter dare il mio contributo, seppur minimo, al raggiungimento di questo Obiettivo.
Quali attività hai svolto a Tolmezzo?
La mia attività principale è stata supportare gli insegnanti durante le loro lezioni. Inoltre, su richiesta degli studenti o degli insegnanti, ho preparato esposizioni su argomenti quali la cultura, le tradizioni, le forme artistiche o i diritti delle donne in Sri Lanka; poi con la collaborazione dei docenti le ho presentate alle classi.
Come definiresti il tuo rapporto con i docenti e con gli studenti?
Con gli insegnanti ho avuto un rapporto di tipo professionale, cercando di venire incontro alle loro esigenze; con gli studenti invece ho avuto un rapporto più amichevole, di grande interazione.
Che cosa sapevano gli studenti della Carnia e dell’Alto Friuli del tuo Paese, lo Sri Lanka? Hai riscontrato dei pregiudizi nei confronti del tuo Paese?
Gli studenti hanno solo qualche conoscenza geografica sul mio Paese, ma posso assicuravi che dopo la mia permanenza qui ne sanno molto di più. Non ho avuto esperienza di pregiudizi.
E per quanto riguarda le tue aspettative sull’Italia? C’è qualcosa che ti ha stupito? Hai riscontrato qualcosa di diverso rispetto a quanto ti aspettavi prima di partire?
Dell’Italia mi sorprende ogni minimo dettaglio. Mi hanno stupito anche le persone, perché sono state molto amichevoli e disposte ad aiutarmi; mi sono sentito accolto e questo ha reso il mio soggiorno confortevole.
Quali differenze hai riscontrato tra la scuola italiana e quella dello Sri Lanka?
La differenza più evidente è che il sistema scolastico in Italia propone un curriculum di materie già precompilato, che lo studente è tenuto a seguire. In Sri Lanka, invece, le scuole propongono materie e programmi tra cui gli studenti possono scegliere.
In che modo pensi che la nostra scuola potrebbe essere migliorata?
Penso che la scuola potrebbe proporre delle materie o dei programmi aggiuntivi, come per esempio programmi che coinvolgano la Comunità locale; oppure si potrebbe insegnare agli studenti a preparare esposizioni o a fare interviste, attività che secondo me li aiuterebbero a superare l’insicurezza e la timidezza che ho riscontrato in molti di loro.