Il vicepresidente del Consiglio regionale sul caso del carcere.
“Lo Stato deve rispondere di quanto è successo. È inaccettabile che si sottoponga la popolazione della montagna friulana a un simile rischio, è in gioco la salute di un intero territorio”. È infuriato Stefano Mazzolini, esponente della Lega e vicepresidente del Consiglio regionale, nel commentare la vicenda dei cinque detenuti positivi al Covid-19 portati nel carcere di Tolmezzo dal penitenziario di Bologna.
«In un momento in cui si impongono sacrifici enormi alla gente, costretta a rimanere in casa, al distanziamento sociale e a non poter incontrare le famiglie – è l’attacco di Mazzolini – il Ministero della Giustizia va contro alle stesse regole fissate dal Governo. Chi controlla il controllore?». Il vicepresidente del Consiglio regionale fa notare come siano stati gli stessi detenuti a far presente agli agenti di Polizia penitenziaria di essere venuti a contatto con un contagiato da coronavirus, poi deceduto. «Hanno portato a Tolmezzo queste persone senza dire nulla alle autorità regionali e nemmeno all’amministrazione comunale. Come è possibile mantenere la distanza fisica tra un agente e un detenuto? Il contatto fisico ci deve essere per forza. E allora bisognava prendere delle precauzioni. Complice questa decisione – affonda Mazzolini – rischiamo che il carcere di Tolmezzo diventi una “seconda Paluzza”». Il riferimento è alla casa di riposo della località carnica, dove si è sviluppato un focolaio da coronavirus che ha mietuto diverse vittime.
Il vicepresidente del Consiglio ha chiesto al presidente della Regione Fvg, Massimiliano Fedriga, di contattare il Ministero competente: “Chiedono il rispetto delle regole, cosa che in Carnia avviene in modo encomiabile, e poi le istituzioni non le rispettano. Ci vuole rispetto per la nostra popolazione e per un territorio dove si sono registrati pochissimi casi. Ho chiesto a Fedriga – precisa Mazzolini – di avanzare una richiesta: siccome è previsto il tampone solo per una piccola parte del personale, chiedo venga fatto a tutti coloro che gravitano all’interno dell’istituto penitenziario di Tolmezzo, ma questo non deve ricadere sulle spalle della Regione. I costi spettano allo Stato, che non ha gestito al meglio la situazione». Il tutto, a tutela anche delle 150 persone che lavorano all’interno del carcere nel capoluogo carnico: «Come garante della montagna per conto dell’istituzione che rappresento – conclude Mazzolini – mi sento in dovere di salvaguardare la salute dei dipendenti e delle loro famiglie. Non possiamo rischiare che, per una scelta irresponsabile e fatta senza alcune comunicazione, debba pagarne le conseguenze un intero territorio».