La crisi della cartotecnica Pigna di Tolmezzo.
Una decina di posti di lavoro a rischio ma, per ora, nessun licenziamento. È quanto è emerso durante il recente incontro fra la direzione aziendale di Pigna Envelopes Tolmezzo e le segreterie territoriali e le Rsu di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil.
Nel vertice dello scorso 25 giugno, Pigna ha informato i sindacati che, a seguito del termine della commessa per la fornitura di buste a Poste Italiane (cui l’azienda non ha aderito in occasione del rinnovo del bando a causa del ribasso che avrebbe costretto le aziende italiane a produrre sottocosto), l’azienda si trova ora in stato di difficoltà, con una perdita di fatturato, conseguente alla fine della commessa, che si attesta intorno al 25%.
Per far fronte alla situazione e tenere in equilibrio i conti si prevede una riduzione del fabbisogno di personale, che l’azienda ha quantificato in 8/10 lavoratori tra operai ed impiegati (sulla sessantina totale, ndr). Per evitare il ricorso ai licenziamenti l’azienda su richiesta sindacale ha dichiarato la necessità di ricorrere alla Cassa integrazione guadagni ordinaria, già a partire dal prossimo mese di settembre, mentre per il mese di agosto si ricorrerà alla fruizione delle ferie maturate.
Inoltre, già dal mese di luglio sarà sospeso uno dei tre turni di produzione (quello notturno) per la carenza di ordini. L’azienda sempre su richiesta della Rsu e delle Organizzazioni sindacali, rappresentate da Riccardo Uccheddu (Slc Cgil), Massimo Albanesi (Fistel Cisl) e Paolo Battaino (Uilcom Uil) si è impegnata a valutare la sostenibilità/fattibilità di internalizzare attività lavorative attualmente affidate a ditte esterne, al fine di rioccupare almeno in parte, il personale in esubero. Saranno inoltre messe in atto altre azioni mirate al contenimento dei costi aziendali.
I sindacati hanno già incontrato in assemblea i lavoratori per informarli della questione e valutare le azioni da intraprendere. “Ancora una volta – sottolineano i sindacati – la ricerca assoluta del profitto di un grosso gruppo nazionale di proprietà pubblica è ricaduta sulla collettività alla faccia della tanto decantata responsabilità sociale d’impresa, compensando il risparmio del committente con spese per la collettività, per effetto dell’avvio della cassa integrazione. Gli interventi e l’azione politica dei rappresentanti e parlamentari locali sulla questione non hanno portato purtroppo alcuna risposta, anche per effetto della intransigenza del committente. Ci spenderemo con ogni mezzo per trovare una soluzione a questa crisi indotta, a tutela del personale coinvolto chiedendo fin da subito un incontro con i rappresentanti regionali e coinvolgendo le strutture nazionali per una valutazione sull’opportunità di avviare un confronto anche presso i deputati organi ministeriali“.