Il campanile di Givigliana rimesso a nuovo.
Il campanile di Givigliana, che da secoli veglia sulla vallata circostante, è tornato a splendere con i colori vivaci e le immagini che raccontano la storia e le tradizioni della Carnia. Grazie all’opera degli artisti Domenico Alfarone e Roberto Candotti, noto come Obi, le figure dei cramàrs, delle portatrici carniche e dei boscaioli sono state restaurate.
La storia di questo campanile è un esempio unico di valorizzazione del patrimonio culturale locale. Nel 2001, infatti, gli abitanti di Givigliana, organizzati nel comitato “Chei di Gjviano”, decisero di trasformare il campanile, situato a 1200 metri di altezza, in un simbolo dell’identità locale.
Il progetto prevedeva la decorazione delle quattro facciate con opere d’arte che raccontassero la vita e i mestieri della comunità montana. Dopo un concorso che vide la partecipazione di 61 artisti nazionali, furono scelti Arrigo Buttazzoni di Moruzzo, mosaicista della scuola di Spilimbergo, e Domenico Alfarone, un artista barese residente in Veneto.
Buttazzoni realizzò l’opera astratta “Il tempo scorre altrove” sulla parete sud-ovest, mentre Alfarone decorò le altre tre facciate con immagini che celebrano la vita dell’uomo di montagna e il ruolo fondamentale delle donne carniche nelle comunità alpine. Nel tempo, però, i colori delle opere erano sbiaditi.
Quest’estate, Alfarone e Obi, grazie ad uno stanziamento di 30mila euro da parte di Regione e Comune, hanno completato l’importante restauro, restituendo alla comunità la straordinaria bellezza di un’opera che continua a raccontare, attraverso l’arte, la storia e l’identità della Carnia.