La riforma fu promossa dal carnico Bruno Lepre.
Il 10 marzo 1975 è una data storica per la politica italiana: entra in vigore la Legge n. 39, che abbassa la maggiore età da 21 a 18 anni, e con essa arriva il diritto di voto per i diciottenni; forse pochi lo sanno, ma a promuovere la riforma fu un friulano: Bruno Lepre. Il cambiamento radicale segnò l’ingresso di una nuova generazione nel panorama politico nazionale, una generazione pronta a far sentire la propria voce e a influenzare i destini del Paese.
Questa riforma comportò una vera e propria rivoluzione nelle elezioni regionali e amministrative che si tennero nel maggio dello stesso anno. Circa 3 milioni e mezzo di giovani tra i 18 e i 21 anni ottennero finalmente la possibilità di partecipare alle urne, e il loro voto contribuì a determinare un cambiamento significativo nell’assetto politico italiano.
Chi era Bruno Lepre.
Bruno Lepre fu parlamentare socialista di origini friulane, nativo di Ovaro. Lepre, che aveva fatto parte del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), fu ispirato proprio dall’esperienza della Repubblica Partigiana della Carnia e dalle elezioni delle Giunte Comunali dell’epoca.
Eletto deputato nel 1968, la prima proposta di legge che Bruno Lepre portò in Parlamento non riguardava una questione locale o particolare, ma una vera e propria riforma nazionale: abbassare la maggiore età a 18 anni, allineando l’Italia alle democrazie più avanzate del mondo.
Il percorso per l’approvazione della legge.
Tuttavia, ci vollero quasi sette anni affinché la proposta diventasse legge. I timori e le resistenze delle forze politiche moderate, uniti alla complessità di una modifica costituzionale, rallentarono il processo. La soluzione che Lepre trovò fu decisiva: invece di perseguire una modifica costituzionale, optò per una modifica della legge ordinaria, rendendo concretamente possibile l’abbassamento della maggiore età.
Al momento della votazione della legge, Lepre non poté fare a meno di rievocare i motivi profondi che lo avevano spinto a lottare per questo cambiamento. Durante la sua dichiarazione di voto al Senato, a nome del gruppo del Partito Socialista Italiano, ricordò con emozione un episodio che aveva segnato la sua vita.
Trenta anni prima, nel 1945, 22 giovani, tra cui alcuni che avevano appena 17 o 18 anni, erano stati arrestati dai nazisti e fucilati nei pressi del cimitero di Udine. Tra loro c’era anche suo padre, arrestato dai nazisti e imprigionato in via Spalato. La fucilazione dei ragazzi, avvenuta come rappresaglia dopo un’azione di partigiani travestiti da SS, fu un atto di violenza e ingiustizia che segnerà per sempre Bruno Lepre. L’ultimo grido di quei ragazzi prima di essere giustiziati, “Viva l’Italia libera, morte al fascismo”, divenne il simbolo di un impegno che non si è mai spento.