Le dichiarazioni dell’assessore regionale Barbara Zilli.
L’impegno della Regione per la riabilitazione della memoria dei quattro alpini fucilati dall’esercito italiano a Cercivento 101 anni fa, nel corso della Grande guerra, potrà essere concretizzato anche attraverso l’indizione di un concorso di idee rivolto ai ragazzi delle scuole secondarie superiori del Friuli Venezia Giulia, affinché il sacrificio dei nostri soldati non sia stato vano.
È quanto ha affermato l’assessore regionale alle Finanze e Patrimonio, Barbara Zilli, intervenendo a Cercivento alla cerimonia di commemorazione dei quattro alpini friulani condannati a morte e fucilati dal loro stesso esercito, per avere disobbedito a un ordine del loro comandante.
L’ordine, che ritenevano fosse sbagliato, si sarebbe rivelato una condanna a morte per tutti i loro commilitoni, costretti a sferrare un attacco inutile, di giorno, e allo scoperto, per il quale caddero sotto il fuoco nemico. Zilli, dinnanzi al cippo che ricorda i fatti accaduti l’1 luglio del 1916, posto alle spalle del piccolo cimitero di Cercivento, dove avvenne la fucilazione, ha ribadito che è passato troppo tempo senza che la riabilitazione dei quattro alpini divenisse un fatto compiuto.
L’assessore regionale, nel ricordare di essersi fatta promotrice, sull’argomento, di una specifica mozione in Consiglio regionale, mozione che poi era stata adottata dalla Giunta regionale, ha affermato che la comunità dev’essere orgogliosa del gesto dei quattro alpini. Un gesto, che è un esempio della tenacia, dell’attaccamento alla verità e al senso della giustizia che è proprio delle nostre genti. Per la nostra comunità, i quattro fucilati sono alpini, non sono traditori della Patria, aveva precisato il sindaco di Cercivento, Luca Boschetti, ricordando che il monumento alla loro memoria fu eretto dal Comune nel 1996, nonostante molte contrarietà e l’opposizione di molti.
I quattro giovani fucilati, il caporal maggiore Silvio Gaetano Ortis, di Paluzza, il caporale Basilio Matiz, di Timau, il caporale Giovan Battista Corradazzi, di Forni di Sopra, e il soldato Angelo Massaro, di Maniago, erano stati accusati dallo stesso di insubordinazione e ribellione, perché si erano rifiutati di sferrare assieme ai loro uomini un attacco inutile e palesemente suicida, suggerendo invece di agire di notte, con l’ulteriore copertura delle nebbie che in quei giorni, alla sera, ammantavano i monti. Scelta quest’ultima che sarebbe invece stata intrapresa con successo da un altro gruppo di alpini e che si sarebbe poi rivelata vincente e, soprattutto, avrebbe comportato un numero di vittime molto più limitato. Vittime che si aggiunsero invece ai caduti della disfatta di Caporetto.
Alla cerimonia di Cercivento, assieme a parte della popolazione locale, hanno preso parte gli amministratori dei Comuni dei quali i quattro alpini fucilati erano originari.
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