Lo spettacolo debutterà il 25 febbraio al Giovanni da Udine.
Quello di Cercivento è un episodio che reclama ancora giustizia e un disegno di legge. In attesa di esame a Palazzo Madama, ripreso dalla commissione Difesa, potrebbe restituire l’onore, la dignità e la memoria ai soldati fucilati senza le garanzie del giusto processo, con sentenze emesse dai tribunali militari di guerra, ancorché straordinari e promuove ogni iniziativa volta al recupero della memoria di tali caduti.
Per riaccendere i riflettori sulla tragica vicenda, l’amministrazione regionale per voce dell’assessore alla Cultura Tiziana Gibelli ha rimarcato l’importanza del teatro che è la rappresentazione della vita e di come la Regione sostiene il merito e il valore, rappresentati plasticamente dallo spettacolo “Cercivento” che sarà messo in scena dal Teatro dell’Elfo a Milano e debutterà il 25 febbraio in prima nazionale al Teatro Nuovo Giovanni da Udine con cui si torna a parlare della Grande Guerra.
Al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, una nuova edizione di Cercivento atto unico andrà in scena, creato nel 2003 da Riccardo Maranzana e Massimo Somaglino a partire dal testo di Carlo Tolazzi con cui viene riportato in scena un drammatico episodio della Prima Guerra mondiale e relativo alla vicenda degli alpini fucilati a Cercivento.
L’adesione convinta al progetto dell’artista friulano da parte del teatro dell’Elfo con il sostegno della Regione Fvg e del Comune carnico rappresenta un motivo di orgoglio per l’assessore che ha rimarcato la visione dell’amministrazione regionale incardinata nei concetti di meritocrazia e di sostegno alle iniziative di valore lasciando alle spalle il metodo dei contributi a pioggia.
L’allestimento del 2020 rispetta l’impostazione della prima versione, riproponendo la disposizione spaziale a pianta centrale, che assicura agli spettatori una fruizione coinvolgente e una reale condivisione. Il regista ha scelto invece di rinnovare il cast, affidando a due giovani talenti, Alessandro Maione e Filippo Quezel, il ruolo dei protagonisti. Sono due
soldati della truppa, alpini della Grande guerra, un carnico e un veneto, rinchiusi nella sagrestia di una chiesa tristemente riconvertita in prigione, incriminati sotto la disonorevole accusa di insubordinazione agli ordini e di sottintesa combutta con il nemico al di là della trincea, sospesi nell’attesa del proprio destino che di lì ad un’ora sarà di morte.
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