L’incidente a Cavazzo sulla SR 512.
Inizierà il 2 aprile 2020, presso il tribunale di Udine, il processo per la tragica morte di Massimiliano Pillinini. A causare il decesso, una giovane automobilista che, mancando fatalmente la precedenza e tagliando la strada al centauro, lo ha travolto.
A conclusione delle indagini preliminari, il pubblico ministero della Procura di Udine, Elena Torresin, ha chiesto il rinvio a giudizio per G. C., 22enne di Tolmezzo, ascrivendole la totale responsabilità dell’accaduto. Il Gip, Emanuele Lazzaro, in relazione alla richiesta, ha fissato per il 2 aprile, alle 10, l’udienza preliminare.
Pillinini, che aveva solo 47 anni, risiedeva a Cavazzo Carnico ed era un apprezzato dirigente delle Ferriere Nord di Osoppo. Il 16 settembre 2018, mentre percorreva la Strada Regionale 512, poco fuori il centro abitato di Cavazzo, all’altezza dell’intersezione con via 4 Novembre è stato travolto dalla ragazza, uscita senza rispettare lo stop.
L’uomo, ha tentato di frenare per evitare l’ostacolo ma, pur procedendo a una velocità moderata, non ce l’ha fatta, andando a impattare contro la parte centro-anteriore della fiancata sinistra dell’auto. L’impatto è stato terribile, il centauro è stato caricato sul cofano, ha sbattuto contro il parabrezza ed è stato sbalzato in aria rovinando sull’asfalto ad alcuni metri di distanza. A nulla è valsa la corsa disperata dell’elisoccorso che l’ha trasportato all’ospedale di Udine, dove è giunto in condizioni disperate, spirando alle 14: troppo gravi le lesioni riportate. Il 47enne è deceduto per “arresto cardiocircolatorio irreversibile in soggetto affetto da stato di shock traumatico-emorragico conseguente a trauma cranio-encefalico, trauma toraco-addominale e traumi polifratturativi”.
È stato disposto sia l’esame autoptico sulla salma della vittima, sia la perizia cinematica per ricostruire la dinamica e le cause del sinistro.
Le perizie, soprattutto la seconda, hanno confermato quanto emerso fin da subito, che cioè l’incolpevole Massimiliano Pillinini è rimasto vittima di una fatale imprudenza altrui. Il Ctu infatti ha escluso qualsiasi concorso di colpa in capo al motociclista.
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