Il camionista sanzionato a Cavazzo.
Ha tentato di aggirare le regole, ma è stato scoperto ed è finito in seri guai. È il riassunto della vicenda che vede protagonista un camionista, pizzicato a Cavazzo, durante uno dei controlli della Polizia stradale in provincia di Udine.
Particolare attenzione, durante il monitoraggio, è rivolta alle condotte di guida più pericolose tra cui indubbiamente l’alterazione del tachigrafo digitale che registra i periodi di guida e di riposo degli autotrasportatori.
Ieri mattina una pattuglia di vigilanza della Polizia Stradale di Amaro ha fermato in A23 all’altezza del viadotto che sovrasta il Lago di Cavazzo un complesso veicolare telonato immatricolato nell’Est Europa che stava effettuando un trasporto internazionale di semilavorati (Bobine di metallo) diretto al proprio Paese di origine con il tachigrafo digitale (la scatola nera dei camion) alterato. Era partito da Cremona.
Dalla lettura delle stampe e dall’analisi dei dati scaricati, la pattuglia della Stradale ha accertato che, nonostante il conducente si trovasse alla guida, per il tachigrafo l’autoarticolato risultava fermo e l’autista in riposo da circa 50 minuti. Cosa impossibile visto che il mezzo prima di essere fermato veniva seguito per un tratto dagli stessi operatori.
Approfondito il controllo gli operatori scoprivano l’applicazione di un potente magnete (avvolto in una bustina di plastica trasparente) nella parte posteriore del trattore stradale al fine di interrompere la trasmissione del movimento al dispositivo che escludeva appunto la registrazione dell’attività in corsa.
Il conducente, vistosi scoperto confermava, di averlo applicato per poter proseguire senza fermarsi per effettuare la pausa di 45 minuti. Era infatti partito dalla città dei “Stradivari” e dopo le 4 ore e mezza di guida ininterrotta avrebbe dovuto fermarsi. Per non farlo e raggiungere più presto il Confine di Stato ne alterava il normale funzionamento del tachigrafo.
I predetti controlli anche tecnici sui tachigrafi digitali, servono appunto per smascherare quei conducenti che, di loro iniziativa o costretti dal datore di lavoro, adottano sistemi illeciti per aggirare le verifiche, intervenendo sulla parte informatica dei tachigrafi, per non rispettare i tempi di guida ed i tempi di riposo creando, ovviamente, un pericolo per la circolazione. Infatti, si può facilmente immaginare la pericolosità di un veicolo di massa complessiva vicina alle 40 tonnellate che viaggia guidato da un autista che non ha fatto le dovute pause di riposo… una bomba innescata.
Effetto secondario, ovviamente dopo la sicurezza stradale, è che tali controlli impongono una corretta concorrenza di mercato nel settore degli autotrasporti.
L’aver agito in tal modo gli è costato complessivamente oltre 3.600 euro, oltre le spese del deposito il cui il mezzo è stato sottoposto causa il mancato pagamento su strada delle sanzioni nell’immediatezza del contesto, nonché il ritiro della patente per il successivo provvedimento di sospensione che sarà compresa tra 15 giorni a 3 mesi.