Le indagini per la morte di un 69enne di Ampezzo.
Possibile che uno stent non sia mai stato sostituito in più di un anno e mezzo? A restare sbigottito per primo dall’omissione è stato un medico dello stesso ospedale, quello di Tolmezzo, dove il paziente è stato seguito per la sua grave patologia, dove sarebbe poi deceduto di lì a pochi giorni e di cui ora la Procura di Udine ha iscritto nel registro degli indagati tre sanitari con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, riscontrando l’esposto presentato dai familiari della vittima, assistiti da Studio3A.
G. B., 69 anni, di Ampezzo, il 10 agosto 2019 si era presentato al pronto soccorso di Tolmezzo con la richiesta di ricovero del suo medico di famiglia per insufficienza epatica acuta. Un mese dopo, il 10 settembre, vi era tornato per ittero e il 12 settembre era stato sottoposto a Ercp, la colangio-pancreatografia endoscopica retrograda, con l’applicazione di protesi plastica alle vie biliari: lo stenting biliare appunto. Purtroppo in questa circostanza è stato rilevato che il paziente era affetto da neoplasia al pancreas in fase avanzata. Il sessantanovenne ha lottato con tutte le sue forze, ha effettuato svariati cicli di chemioterapia, ma il male, inesorabile, è progredito: il 12 marzo di quest’anno è stato nuovamente ricoverato al nosocomio di Tolmezzo, la nuova Ercp ha evidenziato come ormai la situazione fosse compromessa e il 25 marzo è spirato.
In occasione dell’ultimo ricovero, il 12 marzo, però, il chirurgo che ha visitato la vittima ha scritto: “motivo accesso/Anamnesi: K pancreas quarto stadio, posizionato stent biliare a settembre 2019 (mai sostituito!)”, con un punto esclamativo pesante come un macigno. Uno stupore condiviso anche da altri oncologi e chirurghi sentiti successivamente dai familiari, i quali temono che tale mancanza possa aver causato a G. B. ripetuti episodi di colangite precludendogli un miglioramento o, quanto meno, una stabilizzazione della sua patologia.
La moglie e la figlia del sessantanovenne, per fare piena luce sui fatti, il 26 marzo 2021 hanno presentato denuncia querela alla stazione dei carabinieri di Ampezzo chiedendo all’autorità giudiziaria di disporre il sequestro delle cartelle cliniche e l’autopsia sulla salma per chiarire le cause del decesso e appurare, in particolare, se possa essere stato legato acomplicazioni dovute alla mancata sostituzione della protesi biliare plastica posizionata nel settembre 2019, accertando quindi eventuali responsabilità dei sanitari curanti.
Richieste ritenute degne di approfondimento dal Pubblico Ministero della Procura di Udine, Andrea Gondolo, che ha aperto un fascicolo, acquisito e vagliato tutta la documentazione medica e rilevato la necessità di accertare le cause della morte del paziente e se “le attività sanitarie poste in essere nei suoi confronti siano state conformi alle linee guida in riferimento alla sua patologia e se, come prospettato dai denuncianti, la mancata sostituzione della protesi delle vie biliari possa aver influito sul decorso della malattia ed essere in qualche modo in correlazione con il decesso” per citare il decreto di nomina firmato dal magistrato per gli accertamenti tecnici non ripetibili.
Il sostituto procuratore, infatti, come atto dovuto per consentire loro di nominare consulenti di parte, ha iscritto nel registro degli indagati il direttore medico e due dottoresse del reparto di Oncologia dell’ospedale di Tolmezzo, che hanno avuto in cura il paziente durante la sua malattia, e disposto l’autopsia. L’esame era in programma lunedì 12 aprile, ma è stato bloccato in seguito all’istanza di incidente probatorio presentata dal legale di uno degli indagati al Gip di Udine e si è in attesa delle determinazioni di quest’ultimo per l’eventuale nomina anche di un suo consulente tecnico. Le conclusioni dei Ctu, che avranno 60 giorni per depositare la loro perizia, saranno ovviamente fondamentali per dare risposte alla famiglia della vittima.