L’approccio permette di gestire la malattia e ridurre le complicanze legate al sovrappeso
Il tumore dell’endometrio, che colpisce la mucosa interna dell’utero, è il terzo più comune tra le donne di età compresa fra i 50 e i 69 anni. Si sviluppa prevalentemente dopo la menopausa, ma può essere curato efficacemente attraverso una diagnosi precoce e adottando alcune misure preventive.
L’obesità è un fattore di rischio significativo, responsabile di circa il 40% dei casi di tumore dell’endometrio. Le donne con grave sovrappeso, infatti, hanno un rischio cinque volte maggiore rispetto a quelle con peso normale. Uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology ha dimostrato che una perdita di peso del 5% nei tre anni successivi alla menopausa può ridurre il rischio di tumore dell’endometrio fino al 65%, con effetti protettivi per oltre un decennio.
Obesità come fattore di rischio
“È fondamentale lavorare sulla riduzione del peso, anche attraverso centri specializzati, poiché questo porta a benefici tangibili non solo nel contrastare i fattori di rischio, ma anche nel migliorare i livelli di glicemia e pressione sanguigna”, afferma Antonino Ditto, direttore della Chirurgia oncologica ginecologica del Cro di Aviano.
Anche gli estrogeni svolgono un ruolo cruciale: un loro eccesso, non bilanciato dal progesterone, è associato a un aumento del rischio. È stato evidenziato un incremento dei tumori fra le donne che hanno usato solo estrogeni nella terapia ormonale sostitutiva. In contrasto, l’assunzione di pillole anticoncezionali che combinano estrogeni e progesterone può avere un effetto protettivo.
I sintomi da tenere monitorati
“Il sintomo iniziale del tumore è il sanguinamento vaginale anomalo”, spiega Ditto. “È indispensabile effettuare una visita ginecologica annuale e sottoporsi a ecografie transvaginali per monitorare la salute dell’apparato genitale e facilitare le diagnosi precoci, quando il tumore è ancora limitato all’utero”.
Il trattamento principale è quello chirurgico. Per i casi diagnosticati in stadio iniziale, la chirurgia laparoscopica offre una sopravvivenza a 5 anni superiore al 90%. Tuttavia, l’obesità può aumentare il rischio di complicanze respiratorie e cardiache durante l’intervento. Per affrontare queste problematiche, la Chirurgia oncologica ginecologica del Cro ha istituito un percorso dedicato alle donne in grave sovrappeso con un Centro di chirurgia bariatrica onco-ginecologica, che grazie all’utilizzo di strumenti specifici (come il LaparoTenser) permette di gestire la malattia oncologica e ridurre le complicanze legate al peso.
Intervento in laparoscopia
Un intervento laparoscopico, della durata di tre ore, eseguito dall’équipe della Chirurgia oncologica ginecologica del Centro in una paziente con obesità grave (122 chili) ha comportato la rimozione di utero, tube e ovaie e ha richiesto la valutazione dei linfonodi loco-regionali mediante la tecnica del linfonodo sentinella. L’approccio mini-invasivo, reso possibile dall’impiego del LaparoTenser, garantisce tempi di recupero più rapidi, minimizzando i rischi di complicanze post-operatorie.
“La corretta gestione dei tumori ginecologici è garantita nel nostro Istituto da specifici percorsi multidisciplinari che permettono la presa in carico della paziente anche per le eventuali terapie adiuvanti che possano rendersi necessarie dopo l’intervento”, conclude il dottor Ditto. “L’introduzione di un percorso dedicato alle pazienti obese rappresenta un nuovo tassello nel costante percorso di innovazione della Chirurgia oncologica ginecologica del Cro, orientato alla centralità della paziente nel percorso di cura”.