La tradizione dei muri a secco in Friuli.
Si è appena conclusa ad Artegna, sul Colle di San Martino, l’edizione 2024 dei “Cantieri del paesaggio”, percorsi formativi finalizzati al recupero dei muri in pietra a secco e alla conservazione del paesaggio rurale. Si tratta di veri e propri cantieri-scuola, aperti al pubblico, che hanno l’obiettivo di mantenere vivo un mestiere tradizionale a rischio di estinzione.
Avviati nel 2015, su iniziativa dell’Ecomuseo delle Acque, in collaborazione con le amministrazioni comunali, nel corso dei primi dieci anni i cantieri sono stati oltre 20, con la partecipazione di circa 200 persone, coinvolgendo oltre ad Artegna i territori di Majano e Montenars. Si svolgono nell’arco di due settimane, vi partecipano liberi professionisti, muratori, giardinieri, dipendenti di cooperative forestali e imprese artigiane.
Muri e aree terrazzate rappresentano un grande patrimonio che merita di essere conosciuto, preservato e soprattutto valorizzato, perché mantiene funzioni e valori di tipo ambientale, paesaggistico, sociale, culturale e pure economico. Nel gemonese, i rilievi prealpini che si elevano ai margini della pianura costituiscono un ambito privilegiato in cui i ripiani ricavati dai pendii e sostenuti dai muri di contenimento sono la testimonianza storica di un’agricoltura di sussistenza.
Ora, il progressivo degrado a cui sono sottoposte le opere murarie in pietra, a causa dall’abbandono e della scarsa manutenzione, ha indotto l’Ecomuseo ad agire garantendo il trasferimento delle competenze acquisite dagli ultimi maestri artigiani.
I muretti a secco sono uno spazio vitale prezioso, non solo per l’uomo ma anche per le piante e gli animali, che tra gli interstizi delle pietre trovano condizioni favorevoli per vivere e diffondersi. Quest’anno in occasione del cantiere una tirocinante del Corso di laurea in Scienze per l’ambiente e la natura dell’Università di Udine ha classificato le specie vegetali che si sono insediate sui muri ripristinati precedentemente.