Ritrovamento archeologico ad Aquileia.
Un nuovo tratto della viabilità principale di epoca romana è stato messo in luce ad Aquileia in via Giulia Augusta, all’estremità settentrionale della città, durante l’ordinaria sorveglianza archeologica svolta in occasione dei lavori di allacciamento di un cliente effettuati da E-Distribuzione, società del gruppo Enel.
I tecnici incaricata dei lavori, non appena individuati i resti archeologici nel corso delle operazioni di scavo, hanno interrotto ogni attività informando le autorità locali competenti. Le operazioni di scavo sono dunque proseguite sotto la sorveglianza dell’archeologa Chiara Magrini e la direzione scientifica del funzionario archeologo Paola Ventura per la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
In seguito all’individuazione di alcuni basoli, appartenenti alla strada romana c.d. Iulia Augusta, che da Aquileia conduceva al Norico (attuale Austria), si è deciso di condurre un ampliamento e approfondimento, cogliendo l’occasione per rilevare e posizionare nella topografia della città di Aquileia il margine orientale della strada che fungeva da cardine massimo della colonia. Finora infatti il tracciato stradale era stato intercettato in più punti, ma senza mai poterne definire almeno uno dei limiti e quindi l’effettiva larghezza.
Si sono poi incentrate le indagini su una fascia immediatamente a est dello scavo, dove le strutture antiche di canalizzazione, risultano compromesse da una antica fossa di spoliazione, scavata per ricavare materiale edilizio da riutilizzare. Il consistente strato di terreno di riporto che è stato qui messo in luce è riconducibile a una massiccia opera di bonifica finalizzata all’urbanizzazione del settore settentrionale di Aquileia, già individuata in occasione di precedenti indagini e datata ad una fase piuttosto precoce della colonia (inizi del I secolo a.C.).
In un tratto di trincea ancora più ad oriente sono invece emersi i resti di alcuni spazi abitativi o botteghe, riferibili ad epoca tardo-imperiale. Anche in questo caso le strutture risultano compromesse da una manomissione avvenuta ancora in età tardoantica/altomedievale, come denunciato dall’abbondante materiale ceramico presente nel riempimento della fossa.
“Aquileia non finisce mai di stupire ed è un’emozione vedere come l’archeologia sia parte intrinseca del nostro territori”, sostiene il sindaco Emanuele Zorino. L’ottima collaborazione fra soprintendenza, Enel e Comune ha creato le condizioni per trasformare, in sicurezza, il cantiere di scavo in un punto di interesse. Inoltre sarebbe utile aprire un tavolo per ragionare di una valorizzazione in loco dell’importate ritrovamento.