Renato Railz, presidente della multinazionale metalmeccanica friulana Eurolls, interviene sulle riflessioni di Paola Schneider, presidente del mandamento montano di Federlaberghi in Friuli Venezia Giulia che sottolinea una estate complessa per molte località montane.
‘Mi sento di fare una ulteriore riflessione – spiega l’imprenditore – conosco bene la montagna friulana, in Carnia ho due fabbriche ed una a Resia. Non entro nel merito dei dati o dei fenomeni turistici, esprimo solo ciò che a mio avviso, anche da un punto di vista prettamente del turismo di affari manca. Volendo portare clienti nelle nostre sedi in montagna, ospitandoli a dormire ed a pranzo o cena, non si sa bene dove portarli. Non è una polemica la mia. Ma una considerazione ed un invito a chi fa impresa ricettiva e ristorativa: di avere più coraggio”.
“Orari più flessibili, professionalità, capacità di sfidare il mercato, con idee nuove, dinamicità – continua Railz – . E saper fare: serve formarsi e capire come gestire il cliente, sempre più esigente, anche quello più semplice. Se i turisti vengono trattati bene, tornano. E magari chi viene per motivi di lavoro, poi torna, per scopi personali. Teniamo comunque presente, tornando alla crisi generale e generalizzata del turismo che il costo del denaro, oltre che la situazione geo-politica, sempre precaria, fanno desistere dallo spendere denaro per qualcosa come le vacanze che non è per così dire obbligatorio. Non si può fare in una situazione di questo genere ciò che si è sempre fatto, e tanto meno alzare i prezzi, pur con i costi lievitati. Lo vediamo noi anche nel mondo industriale meccanico, che funziona così oggi, per non fermarsi che sarebbe peggio del guadagnare molto meno”.
Il 2023 è stato l’anno della definitiva ripresa del settore turistico. Complici le restrizioni della pandemia, l’estate dell’anno scorso è stata quella in cui tutti hanno voluto lasciarsi il Covid alle spalle, godendosi le ferie e le vacanze senza troppi pensieri. La situazione stavolta è già molto diversa. L‘estate 2024 è quella della frenata, con cali di presenza in tutte le città e le località balneari solitamente frequentate e gettonate. Parte della colpa va ai prezzi troppo alti di ristoranti, trasporti, strutture ricettive, spiagge: i rincari si fanno sentire.
Perché ci sono meno turisti in Italia
Dopo il boom del 2023, l’estate 2024 vede una frenata nelle prenotazioni e nel numero di presenze nelle località solitamente affollate, di questo periodo. A risentirne sono soprattutto il Sud, le mete balneari nello specifico. Il fenomeno invece interessa di meno le grandi città, ancora affollate e nel pieno dell’overtourism, a eccezione di una: a Napoli si calcola una perdita del 20%. I primi cali si sono visti già a luglio, poi ad agosto c’è stato il colpo di grazia. (Fonte Confindustria Alberghi).
Sono diversi i fattori da considerare in questo scenario. Da un lato le temperature: il Paese nelle ultime settimane è stato stretto in una morsa di afa e caldo che ha scoraggiato molto i turisti. Sono venuti meno soprattutto quelli italiani, che si sono spostati in modo meno massiccio a livello nazionale. I turisti provenienti dall’estero non sono riusciti a compensare del tutto le perdite. C’è poi da considerare il notevole aumento dei prezzi. I rincari dell’estate 2024 coinvolgono praticamente ogni settore: ristorazione, trasporti, alloggi, spiagge.
Confindustria Alberghi ha confermato a Il Sole 24 Ore: ”Gli italiani sono diminuiti poiché possono spendere meno e poi perché i prezzi sono aumentati”. Confindustria Alberghi ha confermato: “Quella destagionalizzazione che abbiamo sempre Secondo Confindustria Alberghi, a risentirne è soprattutto la classe media, che tende a ridurre la durata della vacanza per risparmiare o addirittura a rinunciarvi. Gianna Mazzarella, responsabile della sezione turismo dell’Unione industriali di Napoli, segnala un -20% di presenze a Napoli nel periodo a cavallo del Ferragosto. Situazione simile anche in Sicilia, frequentata più da stranieri che italiani, concentrati soprattutto nelle mete intramontabili come Taormina, Erice, Cefalù. Ne ha spiegato i motivi Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo-Confesercenti: “Ad Agrigento possiamo stimare un calo del 25% dovuto a due fattori. Il primo: c’è chi ha rinviato la visita nella Valle dei Templi all’anno prossimo quando Agrigento sarà capitale della cultura. Il secondo: la siccità. Un calo simile si registra nella provincia di Ragusa”. E ancora: calo compreso tra il 5 e il 10% sull’anno precedente alle Isole Eolie, tra il 4 e il 6% in Liguria, del 10% in Toscana.